San Marino, la moglie di Stefano Michi, scomparso in un tragico incidente: «Volevamo trasferirci in Africa, ora farò beneficenza ricordando mio marito»

San Marino

«Trasferirsi in Africa per vivere immersi nella natura». Ha la voce incrinata Daniela Savioli, 58enne titolare del negozio di abbigliamento “Brio” di Dogana mentre racconta il progetto del marito Stefano Michi, il 62enne vittima del tragico incidente consumato giovedì sulla Superstrada mentre rientrava dal confine di Dogana in sella alla sua bici.

Daniela, chi era Stefano?

«Un artigiano dall’età di 14 anni quando aveva lasciato gli studi per entrare nell’azienda paterna e un artista che amava realizzare presepi raccontando le scene più sentite della tradizione tramite diorami».

Quali le altre passioni?

«Adorava gli animali ma ha sofferto così tanto per la morte dei nostri gatti da non sentirsela a prenderne altri. Durante il lockdown ha liberato anche i merli. Era appassionato di botanica, si faceva spedire semi da ogni dove tanto che oggi non ho una casa ma un giardino di lussureggianti palme. E non è tutto. Nutriva un amore viscerale per l’Africa sin dal 1986, data del nostro viaggio di nozze in Kenya. Dopo una lunga pausa dettata da lutti, avevamo ripreso a viaggiare da una manciata di anni. Risale invece al 2000 la costruzione di una casa sull’oceano Indiano a Mombasa. Dopo la vendita ha acquistato un terreno all’interno del parco nazionale del Kenya».

Dietro c’era un progetto di vita?

«Una volta raggiunto il mio pensionamento, intendevamo trasferirci in pianta stabile e al netto delle date, lui parlava già la lingua locale, il swahili. E in questo strazio mi ha dato conforto il messaggio di un giovane kenyota, oggi affermato manager che ha chiamato il primo figlio Stefano: il suo modo per ringraziare chi ha finanziato i suoi studi. In quelle righe mi ha ricordato che il Signore vuole le persone speciali accanto a sé».

A quando risale l’ultimo viaggio in Africa?

«Siamo tornati da poco ma fissare la partenza nel marzo scorso è stata un’odissea: sembrava impossibile intercettare un volo senza un’infinità di scali. Quando è scattato lo sciopero della compagnia aerea, ho avuto una sorta di presentimento e, sebbene non sia superstiziosa, mi sono chiesta se quegli ostacoli preludessero a qualcosa di brutto. Ora sono annientata: l’ho salutato senza sapere che era l’ultima volta. Dedicarmi alla beneficenza in sua memoria sarà l’unico modo per dare un senso a questa tragedia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui