San Marino, l'allarme: "Negozi, raffica di chiusure"

San Marino

«Commercianti allo stremo, pronti a vendere le attività». A dichiararlo Marina Urbinati, presidente di Unione sammarinese Commercio e Turismo. «Dopo due anni di pandemia - spiega - continuiamo a vivere nel limbo, tra timori per la guerra in Ucraina e rincari che non permetteranno marginalità rispetto alle vendite». Dati alla mano, prosegue Urbinati, «negli ultimi 6 anni abbiamo registrato 50 chiusure, una ventina solo per l’emergenza sanitaria». Una desolazione che si materializza, incalza, specie in «certe vie del centro storico ridotte ad un susseguirsi di saracinesche abbassate». Perciò allarga le braccia: «Credevamo che il Covid avesse inferto l’ultimo colpo, inasprendo criticità preesistenti, ma ora saranno le bollette alle stelle con gli affitti altissimi a far gettare la spugna».

Non ci sono acquirenti

Il problema, insiste, è che «sebbene tantissimi siano pronti a vendere le attività e non solo in centro storico, nessuno pare interessato ad acquisirle». Un brutto empasse, lo definisce la presidente di Usc, dato che «sono numerose le famiglie che, dopo aver investito tutto, cercano disperatamente una via d’uscita». Il banco di prova per intuire l’andamento della stagione sarà Pasqua che appare però «solo un grande punto interrogativo». Intanto «l’incertezza s’alza di parecchie tacche e vivere così è peggio che navigare a vista», commenta. Senza contare i «contraccolpi per eventuali rallentamenti nel turismo romagnolo, che - rileva - metteranno a rischio anche le visite “mordi e fuggi” sul Titano». Persino stringendo il cerchio attorno a turisti italiani resta l’incognita della capacità «di spesa minata com’è dagli aumenti generalizzati, dal carburante in poi ». Aumenti che manderanno in fumo, fa notare, «proprio la cifra che una famiglia media risparmiava per le vacanze». E Urbinati aggiunge: «Se poi sceglieranno un turismo di prossimità non avremo nessuna ripresa, né tantomeno il boom che serviva». Basti pensare ai voli aerei che «salteranno al Fellini (dieci voli settimanali dall’Ucraina ed una quarantina dalla Russia per complessivi 300 mila passeggeri, ndr) di cui avremo beneficiato per riflesso ».

Il buco nero dei russi

Intanto ricorda che è stato concesso dal 2020 al 2021 ai commercianti del centro storico di mettere fuori un piccolo rullo espositivo che occupasse al massimo 50 centimetri». Una trovata per dare ai passanti un’anticipazione dei prodotti venduti all’interno. «Abbiamo fatto una grande fatica come Usc per ottenere questo piccolo traguardo che ci sembrava giusto per una questione di equità rispetto a quanti concesso agli altri, come i dehors». Le attività del centro di sviluppano in spazi limitati, fa presente, al «massimo 30 metri quadri e per i vincoli anti contagio non si potevano far entrare i clienti». Non sono privilegi acquisiti per sempre, com’è giusto ma limitati, precisa, a un periodo senza precedenti storici. Intanto l’umore tra i commercianti è «nero e abbiamo una gran paura, ora che sono vanificate le speranze in una ripartenza in corso d’anno». E rimarca con amarezza: «La presenza dei russi è stata forte solo fino al 2016, quand’erano l’asso nella manica che ha determinato la riqualificazione di molti negozi, facendo girare l’economia».

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