La sicurezza del territorio di San Marino è uno dei pilastri del Piano regolatore generale stilato dall’architetto Stefano Boeri. A lui nel 2015 il governo commissionò il nuovo Prg del Titano. Seguirono anni di monitoraggi del territorio e incontri pubblici finché il lavoro venne presentato nell’autunno del 2019, a campagna elettorale in corso. Il progetto dello Studio Boeri architetti, coordinato assieme a Boeri dall’architetto Corrado Longa, venne poi congelato dall’arrivo della nuova maggioranza. Le modifiche richieste nel 2022 dalla Segreteria al Territorio spinsero Boeri a ritirare la sua firma dal Piano «perché – dichiarò – trascuravano la sicurezza».
Ma cosa sappiamo del documento accantonato ora che, come lamenta l’opposizione, il governo avrebbe chiesto un ulteriore progetto da 972mila euro all’architetto britannico Lord Norman Foster? Il Prg stila una classificazione del territorio per aree di rischio. Nel dettaglio il 17% ricade in aree di alta pericolosità idrogeologica con circa 200 edifici che corrispondono al 2,4% del totale. Il 40% del Titano rientra invece in zone di media pericolosità con 2.500 edifici a rischio: il 27,5% del totale. Il Piano prevede indicazioni e prescrizioni per interventi di rigenerazione urbana e soprattutto di messa in sicurezza, partendo dalla delocalizzazione degli edifici a rischio in aree sicure. Inclusa nel documento anche la mappatura di tutto il vuoto edilizio, come l’Ex Symbol, puntando sul recupero di tali spazi per nuove costruzioni.
Ma quali rischi corre un territorio come questo, alla luce della recente alluvione che ha flagellato l’Emilia Romagna? A fare il punto è il geologo, Secondo Antonio Accotto, che ha scandagliato la realtà sammarinese assieme a Boeri. Nato in Piemonte 61 anni fa, Accotto è geologo dal 1992, sia nell'ambito della pianificazione territoriale che idrogeologico, dove si occupa della realizzazione di impianti geotermici a bassa entalpia che sfruttano il calore che proviene dal suolo.
Accotto, l’alluvione ha risparmiato il Titano, salvo qualche episodio franoso e alcuni allagamenti sulla Superstrada. Perché?
«Al momento San Marino non sembra così colpita perché i fenomeni che caratterizzano la pericolosità del suo territorio sono legati soprattutto ad altri fattori. Ovvero non sono in ballo criticità sui corsi d'acqua che occupano il fondovalle bensì fenomeni gravitativi dei versante, ossia le frane. Quando piove a lungo i suoli si inzuppano, aumentano di peso e cominciano a franare. Per il Titano il fenomeno dell'inondazione è ridotto, malgrado qualche fenomeno localizzato. Se invece queste condizioni meteo dovessero prolungarsi, non si psossono escludere fenomeni più diffusi. L’auspicio è che non colpiscano zone con infrastrutture o edifici».
In base a quale principio è stato redatto il Prg?
«La fase iniziale ha individuato criticità e pericolosità del territorio su cui la squadra di Boeri ha dettato regole precise. Nel caso di rischio elevato arrivava al divieto di edificazione, un principio imposto anche dal buon senso. Presupponendo che la pericolosità possa non esser percepita allo stesso modo da tutti, è su questo fronte che scendono in campo gli specialisti, in primis i geologi che hanno conoscenze e capacità per leggere il territorio. La pianificazione utile è quella che comprende, prima che si verifichino, i fenomeni a cui è soggetta un’area. Il Prg di Boeri è redatto in collaborazione con esperti e protezione civile, dopo aver ascoltato anche gli abitanti».
Quali rischi corre San Marino?
«Inondazioni sul fondovalle, frane sui versanti e crolli dalle pareti rocciose. Un quadro completo del dissesto idrogeologico».
Entro quanto tempo sarebbe bene redigere un Prg?
«In realtà siamo già in ritardo perché quando un fenomeno colpisce un edificio o un’infrastruttura significa che abbiamo sbagliato qualcosa. Il Piano va subito approvato e poi tenuto in continuo aggiornamento per il dissesto idrogeologico».
L’area dell’ex Tiro a volo, a cui è interessato un colosso dell’hotellerie, è a rischio?
«Presenta qualche fragilità, come molte altre, ma l’importante è studiare il territorio e attuare interventi adeguati. Laddove parliamo di rischio compatibile si può edificare con accorgimenti non necessariamente onerosi».
Quali sono i punti più fragili del territorio?
«Non si tratta di stilare una classifica, ma di costruire solo laddove consigliato. San Marino è caratterizzata dai calanchi: una prerogativa paesaggistica affascinante. Si tratta di una forma erosiva che di solito viene sottoposta a interventi di bonifica per bloccare le frane, ma sarebbe meglio non costruirci sopra. Ricapitolando: il geologo produce una cartografia che evidenzia le criticità. In base alla mappatura si stabilisce l’uso urbanistico fornendo soluzioni alternative per chi si ritrova con un'area che di punto in bianco non risulta più edificabile magari solo per scongiurare danni futuri. Una corretta pianificazione evita continue emergenze e salvaguarda, con manutenzioni adeguate, ciò che esiste già».