«Dopo la morte di mio figlio, San Marino ci ha abbandonati».
Ieri Michael Antonelli avrebbe spento 26 candeline, assieme alle persone più importanti della sua vita, se non fosse morto dopo 841 giorni di calvario, il 3 dicembre del 2020, per le conseguenze di una caduta avvenuta durante la Firenze-Viareggio, la sfida classica del ciclismo dilettantistico. A ricordarlo è la mamma Marina Mularoni.
A cinque anni dalla scomparsa di suo figlio, avverte ancora il sostegno della gente?
«Le manifestazioni di affetto si sono spente rapidamente. Ormai siamo soli, salvo pochissimi amici, e oggi (ieri, ndr) per San Marino è una giornata come un’altra. Finché Miki era l’astro nascente del ciclismo eravamo circondati da persone che sorridevano a beneficio delle telecamere. Ora, invece, è come se il mio ragazzo non fosse mai esistito».
Cosa auspica per celebrarne la memoria?
«Basterebbe una targa affissa al centro di formazione professionale che ha frequentato o il suo nome impresso sulla maglia del San Marino ciclismo. A parte l’intitolazione del Pistino, avvenuta grazie al presidente della Juvenes Gian Battista Silvagni e al Memorial all’autodromo di Imola, tutto tace. Purtroppo per noi è impossibile finanziare qualsivoglia iniziativa perché il processo è ancora aperto».
Quanto se n’è andato finora in spese legali?
«L’equivalente di un appartamento bello grande».
Come avete vissuto ieri il suo compleanno?
«Siamo andati al cimitero lasciando sulla lapide un palloncino e una torta per poi recarci alla messa celebrata a Murata».
Come vive il ricorso in appello del direttore di gara giudicato colpevole (assieme all’organizzatore della gara) nel dicembre 2024, per la morte di suo figlio?
«Sono giorni segnati dall’ansia. Mi ha ferita che durante l’ultima Firenze-Viareggio siano stati nominati tutti salvo Miki. Ho scritto una frase per farlo notare alla diretta online ma nessuno ha risposto. Ricordavano che Gian Paolo Ristori l’organizzatore della Firenze-Viareggio si è spento a gennaio e invitavano a dare sostegno al direttore di gara Rodolfo Gambacciani. Era doveroso fare anche il nome di mio figlio, così si dimentica cosa ha patito dopo la caduta in un dirupo durante la discesa del Monte Oppio. Se all’appello seguirà la Cassazione questa battaglia si trascinerà sino al 2027, invece l’altro mio figlio, Mattia, meriterebbe subito un po’ di pace. Tanto Miki non ce lo riporterà indietro nessuno. Spero in una conferma della sentenza sennò sarebbe il riaprirsi di una ferita e un’abissale mancanza di rispetto».
Cosa sognava Miki pensando al futuro?
«Avrebbe continuato a correre sino a vincere la Parigi-Roubaix per poi ritirarsi e diventare allenatore».
Una frase che lo rappresenta?
«Quella incisa sulla lapide e che campeggia anche sulla torta di compleanno: “Ognuno ha un paio di ali ma solo chi sogna impara a volare”. Di recente hanno hackerato il profilo Instagram dove ha lasciato questa riflessione. È l’ultimo ricordo di lui e siamo riusciti a contrastare almeno questo oltraggio».
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