La rivolta degli insegnanti a San Marino: "Decreto Podeschi da ritirare"
- 06 febbraio 2019

Nel mirino degli insegnanti, in particolare, il comma 1 che «impone ai docenti di completare l’orario, dal momento che le ore scolastiche attualmente svolte non durano 60 minuti, ma una media di 50». In questo modo, «ne è seguito un calcolo assurdo che ci costringe a recuperare tutti in modo differenziato, secondo la casualità dell’orario di lezione mattutina».
L’adozione di ore da 50 minuti «non dipende in alcun modo dalla volontà del corpo docente - chiariscono gli insegnanti - ma è l’effetto di decisioni amministrative che hanno tenuto conto negli anni del sacrosanto risparmio sull’organizzazione dei trasporti per gli studenti». Diversamente, «imporre surrettiziamente un simile completamento di orario permette di attribuire a tutti i docenti un debito di fatto inesistente: debito che genererebbe la colpa di non lavorare abbastanza».
In definitiva, il «vero obiettivo di questo comma pare essere invece - incalzano gli insegnanti - il risparmio di spesa sulle tante attività didattiche che necessiterebbero, per essere svolte al meglio, di un adeguato finanziamento e che non possono essere praticate in maniera improvvisata e unicamente tarata sull’improbabile recupero dei minuti».
E ancora: «La logica di questo provvedimento aderisce pienamente a una ragion di governo che, più in generale e ormai da molti anni, in base al cappio del debito, si limita a prevedere, senza progettualità, sempre nuovi tagli alla spesa pubblica: spesa indispensabile a garantire servizi e diritti sociali a tutti i cittadini». Perciò la «nostra mobilitazione ha come scopo la difesa dello stato sociale, della scuola pubblica e del diritto all’istruzione».
Le Federazioni del Pubblico Impiego Csu si uniscono agli insegnanti. Ritengono «fondamentale ripristinare un corretto rapporto fra le istituzioni e i professionisti della scuola, non mortificando gli operatori ma riconoscendo il ruolo fondamentale speso per la società nella crescita e nella formazione delle giovani generazioni». Per questo motivo i sindacalisti continuano a «chiedere un ripensamento e una modifica al provvedimento legislativo». Infine, la Csu «si riserva di promuovere ulteriori forme di mobilitazione».