San Marino, referendum legge elettorale "Il quesito ora è ammissibile"

San Marino

SAN MARINO. I sammarinesi potranno esprimersi in primavera sulla proposta di modifica della legge elettorale. Il Collegio dei Garanti, dopo aver respinto in ottobre la prima versione del referendum, promosso dal Pdcs e sostenuto da tutta l’opposizione, hanno accolto la sua riformulazione, ritenendola ammissibile. Da via delle Scalette, rappresentanti della minoranza e del comitato promotore danno notizia dell’accettazione del quesito che «darà la possibilità di far governare il Paese almeno al 50% + 1 dei votanti», sottolinea Federico Pedini Amati, Mdsi. Infatti «se si troverà accordo tra coalizioni e liste», chiarisce, riferendosi al superamento del premio di maggioranza, «non capiterà più quello che sta capitando adesso e si metterà a posto una stortura». Ovvero: «Domani non si potrà permettere di governare - chiarisce - chi ha ottenuto al primo turno consenso popolare pari al 20-30-40%».

Non solo: la proposta interviene anche sulla questione della preferenza unica: «Se si dovesse andare avanti - prosegue Pedini - si sistema anche la stortura che si è venuta a creare, con la preferenza unica ci si troverebbe in Consiglio gli aventi diritti reali, non persone con appena 20 voti e lasciando fuori candidati con centinaia di voti».

In definitiva, se approvato, il referendum «garantirà la popolazione di San Marino affinché chi governi rappresenti il 50% + 1 delle coalizioni presentate alle elezioni - ribadisce Pedini - punto che viene sostenuto da tutti noi dell’opposizione e, ne sono convinto, anche parte dell’attuale maggioranza sarà contenta dell’eventualità che venga modificata la legge elettorale».

Gerardo Giovagnoli, Psd, saluta l’accoglimento del referendum con cui nel Paese «finalmente si torna a parlare di riforme istituzionali, tema surclassato in questi anni da quelli economici».

Il segretario di via Rovellino spiega poi come l’attuale legge elettorale sia inadeguata a rappresentare il quadro politico di riferimento. «Il modello della bipolarità è superato dalla tripolarità - chiarisce - il principio della legge elettorale in vigore è quello di non cercare la massima condivisione, ma la minima possibile, affinché si possa vincere al secondo turno». Ed è l’effetto portato dalla «maledizione del premio di maggioranza» che di fatto «sbilancia gli esiti della rappresentatività».

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