Legge di Bilancio San Marino: ai fondi pensione non arrivano 20 milioni

San Marino

SAN MARINO. Con il mancato trasferimento dal bilancio dello Stato ai fondi pensioni per lavoratori dipendenti e autonomi, il governo lancia un monito a forze sociali e categorie: «La riforma delle pensioni va fatta». Non ci gira intorno la Segreteria di Stato per la Sanità, presieduta da Franco Santi, che in una nota motiva la decisione presa nella legge di Bilancio previsionale, in arrivo in prima lettura nella sessione consiliare che si apre oggi.

«Da quando il fondo pensioni dipendenti registra strutturalmente delle perdite - riferisce la nota - il trasferimento dal bilancio dello Stato ha assunto dimensioni di grande impatto mettendo fortemente a rischio la sua sostenibilità». Così, «con la legge finanziaria 2019 il governo ha inteso lanciare un segnale molto preciso: è urgente riscrivere le regole del gioco in tema di previdenza». Quindi lo «abbiamo fatto non prevedendo per il 2019 i trasferimenti dal bilancio dello Stato ai fondi lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi e dipendenti», che corrispondevano per il 2018 a 19 milioni per i primi, e poco più di 850mila euro per i secondi.

«La riforma delle pensioni va fatta - ribadisce la nota - è necessario intervenire perché non è più sostenibile il crescente disavanzo». A monte del «segnale», i «distinguo e le legittime e contrapposte richieste» in sede di tavolo di concertazione «quando si formalizzano ipotesi di intervento da parte del governo».

Da una parte «c’è chi invoca interventi forti sul tema della lotta all’evasione fiscale», sottolinea la Segreteria di Stato. Dall’altra c’è chi «chiede interventi draconiani in tema di tagli della spesa pubblica». In mezzo il governo, che non ha mai nascosto il forte impatto sociale della riforma «sia su coloro che sono già in pensione sia su coloro che ci andranno prossimamente». In questa direzione, «si è sempre reso disponibile al confronto e a mettere in discussione nel merito le proposte avanzate fin dalla primavera dello scorso anno».

A conferma di ciò, le «modifiche e integrazioni sottoposte all’attenzione delle parti nei mesi successivi» nonché la «decisione di posticipare l’avvio all’iter parlamentare della riforma previdenziale», come richiesto a gran voce dai sindacati.

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