Marco Macina e il libro “Era il più forte di tutti”: storia di una promessa mancata in un diario senza rimpianti

“Ho fatto la mia carriera e non ho rimpianti, alla fine va bene così”. La diversità di Marco Macina sta anche in questo. In un mondo del calcio dove è sempre colpa di qualcun altro (di un infortunio vigliacco, del compagno di squadra raccomandato, dell’allenatore che non capisce, del presidente asino), uno dei più grandi talenti inespressi dell’italico pallone ha scelto di scrivere una biografia con la dolcezza del diario e senza l’acredine dello sfogatoio condominiale.
Nelle confidenze raccolte dal giornalista Matteo Selleri, il libro “Era il più forte di tutti” (Minerva editore) nasce innanzi tutto all’ombra di un titolo impegnativo, ovvero la sentenza su Macina di Roberto Mancini, il suo gemello acquisito nelle giovanili del Bologna, con la differenza che Mancini è stato una promessa mantenuta.
Sabato 9 novembre Macina ha presentato il suo libro alla libreria Mondadori di Cesena in un incontro che ha rappresentato l’occasione per rivedere antichi amici come Massimo Bonini, oltre ad alcuni vecchi compagni delle giovanili del Bologna di fine anni 70. Già, il settore giovanile: ascoltare Macina sarebbe una lezione per tante famiglie. “Sono andato via di casa a 14 anni, lasciare San Marino per Bologna non è stato facile. Sapete: 14 anni possono essere davvero pochi per cambiare vita e iniziare un nuovo percorso, anche se le cose in un campo di calcio mi riuscivano senza problemi”. Perché lui era il più forte di tutti e quando partecipava alle varie manifestazioni con la Nazionale giovanile, tornava a casa sempre con lo stesso premio come ricordo, un premio con la scritta: “Migliore giocatore del torneo”.
Sembrava l’inizio di un percorso da predestinato, invece è stato l’illusorio antipasto di una sofferta carriera senior che ha conosciuto come tappe Bologna, Arezzo, Parma, Milan, Reggiana e Ancona, fino al ritiro dalle scene a soli 26 anni dopo un brutto infortunio al ginocchio. Un talento superiore che ha ballato per poche estati, quasi schiavo di doti superiori che hanno finito per essere troppo pesanti per chi ha conservato la fragilità di un 14enne che era andato via di casa per giocare a pallone. Bravissimo e rimbalzato via dal calcio. Bravissimo ma non pronto. Bravissimo ma: due parole che lo accompagneranno per sempre, lui che con la sua storia ricorda la locandina di un vecchio film dal titolo “Tutti giù per terra”, con protagonista Valerio Mastandrea. Qualcuno se lo ricorda? È un film che parla di un ragazzo che sbatte regolarmente il naso nei mille lavori che prova e il sottotitolo della locandina sembra il riassunto della carriera di Marco Macina: “È difficile essere buoni in un mondo dove sono tutti cattivi”.
