L'infermiera di San Marino: "Un mese in Malawi ti cambia la vita"

San Marino

Un mese in Malawi. Racconta con grande emozione la sua esperienza Chiara Giovannini, l’infermiera volontaria di San Marino for the children, l’associazione che da quindici anni è in prima linea per l’Africa grazie a sei scuole che assicurano un’istruzione a circa 12mila bambini. Un’avventura in bilico tra le zone di Matumba e Balaka, quella vissuta da Chiara, rientrata nel dicembre scorso sul Titano. «Sono partita animata dal desiderio di fare del volontariato, mettendo in gioco le mie competenze professionali». Anche se non è nuova ai viaggi spartani e autentici, la 26enne è stata colpita profondamente «dalla povertà e dignità» di un popolo, costretto a vivere «in baracche precarie, in villaggi che fanno affidamento su strade sterrate che nella stagione delle piogge diventano torrenti in piena».

Vite in salita

A commuoverla «l’ospedale gestito con grande professionalità, nonostante la quasi totale assenza di risorse, ma soprattutto la forza delle donne del Malawi che, abituate a una vita di stenti, non si lamentano neanche nelle sofferenze del parto o di fronte alla morte del loro bambino». È stato difficile e al contempo intenso per lei operare come sanitaria, ma al di là delle barriere linguistiche – prosegue Chiara – ho conosciuto persone «capaci di gratitudine e di gioia per le piccole cose, nonché di accoglienza infinita, visto che era lei “la diversa”, l’unica bianca assieme a una delle suore Poverelle di Bergamo che l’hanno ospitata in un ospedale del villaggio», prima che si recasse a supervisionare i lavori nelle scuole situate in zone ancora più remote.

Gioie autentiche

Tra le immagini, fuori dalle consuete rotte turistiche, che porterà con sé per sempre ci sono gli uomini «che portavano enormi cataste di legname, in bilico su vecchie bici», pronti a macinare chilometri nell’oscurità della notte, per vendere la mercanzia sfuggendo ai divieti e controlli imposti dopo la deforestazione di tante aree. Indimenticabili, continua Chiara, anche «le donne che si rotolavano nell’acqua dalla gioia, tra grida e danze, durante l’inaugurazione di alcuni pozzi dotati di pompe a mano. L’acqua è vita e sono proprio le donne a cercarla percorrendo chilometri e chilometri con un vaso in testa. Così torni a casa con un insegnamento forte, che tu lo voglia o no», sottolinea l’infermiera evidenziando vite schiacciate dal sacrificio quotidiano «dove nulla è scontato», in primis a causa di un’agricoltura ancora primitiva. E sebbene siano il caposaldo della famiglia, le donne non hanno diritti. Noi, nascendo dall’altra parte del mondo, diamo per scontate troppe cose».

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