“Io in coma per 7 settimane, ora vedo la luce in fondo al tunnel”: la vittoria più bella di Diego, 23enne ex ciclista della Juvenes San Marino

«Ecco la mia seconda vita, c’è luce alla fine del tunnel». A due anni di distanza dal terribile incidente stradale, che l’ha fatto sprofondare nel coma per 7 settimane, il 23enne sammarinese Diego Rossi è in piena ripresa e si dice pronto a nuove sfide. Tra i sogni nel cassetto dell’ex atleta della Juvenes ciclismo resta la voglia di recarsi nelle scuole per raccontare la sua storia, ribadire l’importanza della sicurezza al volante e soprattutto ricordare che, dopo le tenebre, torna sempre l’alba.
La storia
Diego è una promessa del ciclismo sammarinese che nel marzo del 2022 decide di trasferirsi a Milano, dividendo l’appartamento con altri coetanei. Inizia a lavorare presso un negozio di abbigliamento sportivo. Tutto fila liscio sino alla tarda mattina del 14 settembre quando una telefonata scombina i suoi piani. Dal negozio gli chiedono la cortesia di anticipare il turno e lui parte in sella allo scooter. «Sono finito nel posto sbagliato, al momento sbagliato» commenta oggi. È una superba giornata di sole, insolita per il grigiore meneghino, quella in cui avviene l’imponderabile. Ad un incrocio, percorso già un milione di volte, un’auto urta lo scooter e Diego cade rovinosamente sul marciapiede sbattendo la fronte. Il casco attutisce il colpo ma schizza in pezzi. Da lì il buio.
Il coma
Il ragazzo viene ricoverato in codice rosso all’ospedale Niguarda di Milano e poi al Marconi di Cesenatico. Riapre gli occhi solo 7 settimane dopo in una stanza troppo bianca. La prima cosa che ricorda è il padre chino su di lui. Scoprirà di essere in terapia intensiva neurologica ma soprattutto che il mondo si è rovesciato mentre lo scooter collassava. Per Diego, fino ad allora campione sportivo nel fiore degli anni, sono diventate difficili le cose più banali, quelle date per scontate, come parlare e muoversi. Constatarlo lo inchioda al letto in un momento di puro terrore. «Mi mangiavo le parole, capirmi era difficile - rammenta - ma non mi sono mai arreso, e con il sostegno della famiglia ho iniziato la riabilitazione».
Il tifo del Titano
A dargli forza al risveglio sono le innumerevoli raccolte fondi lanciate dai concittadini per aiutarlo. «Non smetterò mai di ringraziare tutti», dice commosso. Sfiorato il baratro, arriva la risalita. Il giovane dà fondo a tutta la tenacia di cui è capace e legge quanto gli è capitato come una seconda vita. «Adesso sono una persona migliore, – sottolinea ancora Rossi – ancora più attento al dolore degli altri».
Il prezzo da pagare è dire addio alla spensieratezza per ritrovarsi cresciuto di colpo ma fioccano piccole e grandi novità, come la proposta di parlare nelle scuole che deve rifiutare visto il momento di terapie serrate.«Ora invece - confessa - sarei pronto per “salire in cattedra”».
Secondo tempo
L’ultima operazione risale al 18 gennaio scorso. «Ora ho un braccio e mezzo funzionante su due – scherza il 23enne con un pizzico di umorismo da corsia e, già che c’è, ricorda gli altri impegni: la fisioterapia che svolge il lunedì e venerdì a Cesenatico e i restanti giorni a San Marino dove lo seguono anche un logopedista e un neurologo. In agenda più di recente si è aggiunta la piscina. Quanto agli amici di un tempo, qualcuno si è volatilizzato dopo l’incidente, ma i più cari sono rimasti. «Non è un problema – rimarca Diego – ce la faccio lo stesso. L’obiettivo adesso è aumentare la mia autonomia, un passo alla volta».