Alessandra Gasparini: “Io portabandiera a Parigi per San Marino: ancora non ci credo”

Sfilare con la bandiera del proprio Paese alle Olimpiadi, davanti a 320mila persone, inquadrata da 80 maxischermi in mondovisione. Un onore spettato, nel rappresentare la Repubblica di San Marino, a Alessandra Gasparelli, alfiere assieme a Loris Bianchi nonché la più giovane della sua delegazione. Campionessa italiana under 23, in carica nei 60 metri indoor, la 20enne difenderà i colori biancoazzurri nelle batterie dei 100 metri ai Giochi olimpici di Parigi, in calendario il prossimo 2 agosto alle 10. Lo scorso anno si era fregiata del titolo tricolore Under 20 nei 100 metri outdoor. Risultati a cui quest’anno la super sammarinese residente a Domagnano ha aggiunto l’oro nei 100 metri ai Giochi del Mediterraneo Under 23 in Egitto.
Gasparelli, quand’è nata la sua passione per l’atletica leggera?
«Ho iniziato seguendo le orme di mio fratello, quando avevo appena dieci anni. Il resto è storia. Mi sono innamorata di questo sport che ho iniziato a praticare con serietà sempre maggiore finché mi ha portato qui, sulle rive della Senna, nella mia prima volta assoluta a Parigi».
Cosa ha provato sventolando la bandiera sull’imbarcazione che ha presentato la vostra delegazione a mezzo mondo?
«Molto freddo (ride, ndr), vista la pioggia battente e il vento. Scherzi a parte, eravamo strafelici, mentre la gente sulle due rive opposte della Senna gridava “San Marino” e applaudiva al nostro passaggio. Siamo un piccolo Stato e forse non tutti ci troverebbero al primo colpo su un mappamondo, eppure il calore che ci ha avvolto era tangibile. Detto questo, nessuno è abituato a stare al centro di una simile attenzione. Quando ci hanno presentato, è esploso un boato tale che ci siamo scatenati tutti: cinque atleti, più i nostri due capo missione. Cos’altro? Non ho ancora realizzato di essere alle Olimpiadi anche se me lo ripeto da quando vado a dormire fino a quando mi sveglio».
Il suo obiettivo?
«Cercherò di siglare la mia prestazione migliore, abbassando il mio personale che, al momento, è di 11 e 55. L’ambiente olimpico di certo mi caricherà in un contesto così iconico e positivo».
Com’è la vita al villaggio olimpico?
«Vedere grandi campioni immersi nella quotidianità è fonte di grande ispirazione. Per confrontarci, passiamo di continuo dall’inglese allo spagnolo per poi tornare al francese».
Il team inglese si è lamentato per la mensa, facendosi mandare uno chef. Si mangia così male, all’ombra dei cinque cerchi olimpici?
«Assolutamente no, anche per la grande varietà di cibi a disposizione in diverse sale: dal cibo tradizionale francese a quello asiatico passando per le pietanze destinate ai musulmani osservanti».
Da chi sono realizzate le vostre divise?
«Da Giorgia Boutique, a San Marino».
Prima di una gara si abbandona a piccoli rituali?
«Sono piuttosto scaramantica e ripeto sempre gli stessi gesti, soprattutto qualche minuto prima di scendere in pista. Qualche esempio? Indosso calzini portafortuna di color azzurro e durante il riscaldamento infilo le cuffie ascoltando musica pop per concentrarmi».
Appeso al muro c’è già il diploma conseguito all’istituto professionale Einaudi-Molari di Viserba. Cosa farà da grande?
«Mi piacerebbe iscrivermi a Scienze motorie ma sto prendendo tempo per decidere. Prima delle Olimpiadi mi allenavo due volte al giorno sotto la guida del mio allenatore, Dan Mitirica, che mi segue da sei anni, ma tengo ben presente che lo sport occuperà sempre più spazio».