Aborto, sul Titano la legge ancora non c'è: aula spaccata

San Marino

«È stato una spettacolo indegno, la campagna referendaria sull’interruzione volontaria della gravidanza è finita. L’aula non doveva spaccarsi, solo legiferare su un quesito referendario confermato dal 77% degli elettori». A dichiararlo Karen Pruccoli, presidente di Unione donne sammarinesi, che lo scorso anno promosse il referendum sull’aborto. È spettato alla segretaria per gli Affari interni Elena Tonnini dare lettura ieri della proposta di legge che intende recepire il quesito. Un testo, quello sull’interruzione volontaria di gravidanza, che ha alzato i toni di qualche tacca, pur dipanando un fil rouge riconosciuto quasi all’unisono. Tradotto. La necessità di proseguire i lavori, colmando i vuoti.

«Ci meravigliamo dello show in cui – dichiara Pruccoli - erano centrali solo ideologie e valori dei due schieramenti, pro o contro l’ivg. Tutti temi già trattati nei dibattimenti della campagna referendaria e nelle battaglie degli ultimi sette anni», si rammarica. A deluderla, un’aula «poco responsabile e consapevole del proprio ruolo legislativo che doveva impegnarla nella stesura di una buona legge che recepisse la volontà espressa il 26 settembre 2021 dal 77% dei cittadini». Conclude affermando: «Come Uds siamo sconvolte: sulla quarantina di interventi tenuti finora, se ne salvavano un paio».

Il quesito referendario

Fino al 26 settembre 2021, a San Marino l’aborto era ancora un reato punito con la reclusione, sia per la donna che abortiva, sia per chi l’aiutava, il tutto secondo una legge che risaliva addirittura al 1865. A nulla valsero tre istanze d’Arengo con cui nel 2016 i cittadini chiesero al Consiglio grande e generale di legiferare in caso di stupro, pericolo di vita e malformazioni gravi del feto. Perciò, l’unica strada per le donne che intendevano abortire era quella di recarsi fuori confine, sostenendo le spese di tasca propria e conservando l’anonimato. Nel testo approvato lo scorso settembre si chiedeva che la donna fosse libera di scegliere cosa fare entro la 12esima settimana e che dopo le fosse garantita la possibilità di abortire per pericolo di vita o gravi malformazioni al feto.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui