San Marino, tappeti persiani addio: dopo 60 anni chiude lo storico "Payman"

San Marino

Dopo 60 anni chiude la saracinesca “Payman”, il primo negozio di tappeti persiani e orientali fondato sul Titano. Si chiude un lungo capitolo che ha portato una ventata d’Oriente tra le vie dell’antica terra della libertà. A raccontare una storia di preziosi intarsi, in cui l’impegno religioso si è legato a doppio filo con la passione per un mestiere antichissimo, è l’ingegner Nader Payman, figlio della coppia che nel 1962 avviò l’attività a Dogana in via Tre settembre 79.

«A differenza di altri connazionali, i miei genitori non hanno lasciato l’Iran nel 1979 dopo la caduta dello scià Reza Pahlavi per sfuggire all’instaurarsi di un regime integralista, ma sono sbarcati a San Marino di loro iniziativa nel lontano 1953». Le motivazioni erano di natura religiosa, prosegue, in quanto il Titano era uno dei pochi luoghi al mondo dove la fede bahà’ì non era conosciuta. Così i due coniugi, Sohrab (oggi 101enne) e Tabandeh Payman, si decisero al gran salto nel buio, «abbracciando una scelta molto coraggiosa» che ha innescato un nuovo progetto di vita. «All’epoca mio padre aveva 32 anni e mia madre, che non è più tra noi, solo 29 – ricorda Nader –. Hanno dovuto ricominciare tutto da capo, imparare un’altra lingua, conoscere un mondo diverso dal loro e non sono mancati i momenti difficili ma neanche una volta hanno nutrito ripensamenti».

La prima attività di una carriera a dir poco longeva viene aperta a Rimini, nel 1962 segue il taglio del nastro per il negozio sul Titano dove, proprio come all’ombra dell’Arco di Augusto, non esisteva niente del genere. Il tempo scorre tra successi e mutamenti finché, in un’epoca in cui si spende sempre meno per il bello, anche per Dogana è tempo di abbassare la saracinesca dopo lo stop dei punti vendita di Rimini e Bologna.

Spiega Nader. «Mio padre ha compiuto 101 anni e non viene più in negozio, era lui l’esperto del settore. A portar avanti la sede sammarinese provvedeva mia sorella che purtroppo è venuta a mancare, quindi mia moglie e io abbiamo deciso di fermare l’attività in primis per non offuscarne l’immagine. Così è partita la liquidazione totale per la chiusura: gli oltre 600 pezzi sono in vendita a meno 70%».

Pezzi introvabili

«Non vendiamo solo tappeti molto antichi – sottolinea – vendiamo tappeti introvabili, compresi quelli della collezione privata di mio padre. Molti esemplari risalgono all’epoca d’oro della Persia quando lo scià era ancora al potere prima che il paese piombasse nell’oscurità dell’integralismo. Capolavori raffinatissimi e antichi di almeno mezzo secolo, dalla sorprendente varietà e dai colori di origine vegetale, perché – chiarisce ancora Nader – quando mio padre si recava in Persia ne acquistava anche 50 alla volta, scegliendone al contempo qualcuno per la collezione personale». Un esempio? «Di un tipo di tappeti restano sei esemplari al mondo: di questi due fanno bella mostra di sé nel nostro negozio».

Ma non è mai semplice scrivere la parola “fine” a storie che, conclude, si sono snodate da un capo all’altro del mondo. Dopo aver mostrato al Titano una bellezza dalla tradizione ancestrale, al fondatore Sohrab «piange il cuore» per l’addio, stavolta purtroppo non potrà scovare un’altra trama.

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