San Marino, la proposta di legge sull'aborto accende lo scontro

SAN MARINO. Si è conclusa nell’ultima sessione consigliare di luglio la discussione iniziata il mese precedente sul progetto di iniziativa popolare “Norme in materia di procreazione cosciente e responsabile e di interruzione volontaria della gravidanza”. E lo scontro sul tema dell’aborto vede posizioni agli antipodi. Da una parte infatti c’è il comitato promotore dell’iniziativa, che auspica che «questa legge, che dà risposte concrete ai bisogni delle persone reali, non faccia la fine della precedente, che non è stata portata in Commissione nonostante i due anni trascorsi dalla prima lettura». Dal comitato proseguono e chiariscono di non avere «nulla in contrario a che venga integrata con gli aiuti economici previsti dalla legge di Ciavatta, ma riteniamo improbabile una sintesi soddisfacente tra due testi così antitetici, specie laddove la proposta clericale dà alla donna la sola possibilità di scegliere di morire». Inoltre «dopo questo dibattito, e forti dell’adesione e del sostegno che abbiamo riscontrato nel Paese, sabbiamo fiducia che la politica, trasversalmente, abbia il coraggio di decidere e che rispetti i tempi dell’iter legislativo previsti dal nuovo regolamento consigliare».
Chiarezza sul tema
Di parere decisamente diverso è l’associazione Accoglienza della vita, che in una nota chiede in modo esplicito «al Consiglio Grande e Generale chiarezza sul tema dell'aborto». Già perché, «Dopo aver ascoltato tutta la serie di interventi sul disegno di legge “Norme in materia di procreazione cosciente e responsabile e di interruzione volontaria di gravidanza” - spiegano - non possiamo esimerci dall’esprimere queste considerazioni, per riportare il dibattito ai fattori di ragionevolezza che sembra si siano persi lungo il complesso iter: l’aborto libero e gratuito non è affatto una risposta ai problemi derivanti dalle gravidanze indesiderate; ogni soluzione legislativa non può che partire dalla presa di coscienza della realtà naturale: che ogni concepito è una vita umana e che l’aborto uccide una vita umana; che il concepimento avviene con il concorso di un uomo e di una donna e che, quindi, esiste sempre un padre del concepito, cui devono essere riconosciuti i diritti e i doveri».
Il diritto all’assistenza
Dall’associazione poi rincarano: «La Dichiarazione dei diritti di San Marino afferma che la “madre” ha diritto all’assistenza e alla protezione della comunità: quindi l’ottica della norma fondamentale è totalmente diversa da quella della proposta di legge, perché la donna incinta non viene vista come un “problema”, che in qualche modo deve essere risolto, ma come un “bene” che riguarda tutta la comunità; perché un bambino – come sappiamo bene – è una speranza per tutta la comunità», Ecco perché, sempre stando alla posizione dell’associazione Accoglienza della vita, «La proposta smentisce radicalmente questa impostazione, lasciando la donna sola e proponendogli soltanto la via che sembra più facile, quella di uccidere il suo bambino: ma è una soluzione che dimostra che la comunità si vuole disinteressare di lei e del suo bambino, vuole rinchiudersi nell’egoismo».
Scelte personali forzate
Dal comitato promotore però a loro volta ricordano di volere «legalizzare l’interruzione volontaria di gravidanza che ora, ricordiamo, è reato penale in qualsiasi condizione sia avvenuto il concepimento e in qualsiasi condizione siano la donna o il feto». E ancora: «Abbiamo ora una legge violenta e ipocrita verso le donne, che ne forza le scelte personali e si disinteressa delle condizioni di vita concrete. Sì, si può incrementare la propria popolazione bandendo ogni forma di controllo delle nascite e sappiamo che, statisticamente, meno le donne sono istruite, meno sono indipendenti economicamente, più figli fanno, specialmente in contesti in cui vengono valorizzate esclusivamente come madri».

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