San Marino, Osla: la patrimoniale allontana le imprese

SAN MARINO. Gli imprenditori sammarinesi continuano a dire “no” alla patrimoniale: allontana gli investitori e quindi l’economia peggiora.
«Osla è convinta che il terreno su cui San Marino può giocarsi il proprio futuro sia quello dello sviluppo economico e considera l’introduzione della tassa patrimoniale una manovra cieca, che renderà il Paese inviso agli investitori, che metterà in difficoltà una parte delle imprese e che impoverirà il tessuto sociale a scapito dei consumi». Questo è un passaggio della nota firmata il 19 aprile 2018, dagli imprenditori sammarinesi.
O oggi? «A distanza di poco più di un anno - scrive Osla - purtroppo siamo nuovamente a fare i conti con un’imposta patrimoniale, questa volta destinata a colpire le imprese. E ancora una volta dobbiamo ribadire la netta contrarietà a questo tipo di interventi».
Ovvio il perché. «Agire in questo modo vuol dire non solo creare difficoltà alle aziende esistenti ma anche creare una grande incertezza agli imprenditori che stanno guardando San Marino per decidere se investire o meno nel nostro Paese. E chi ha a che fare con investitori seri lo sa: i paesi in cui vengono previste imposte patrimoniali, per le persone fisiche o giuridiche, vengono immediatamente scartati dai possibili luoghi in cui investire».
La situazione delle casse pubbliche, per Osla non giustifica la soluzione. «Sappiamo bene la situazione delle casse pubbliche ma questa non è la risposta giusta. Occorre fare le riforme di cui tanto si parla ma che ancora non sono realtà. Occorre una programmazione economica seria ma soprattutto occorre creare lavoro e ridurre la spesa pubblica improduttiva. Aumentare le tasse, seppure una tantum, alle aziende è totalmente controproducente. Perché senza le imprese non parliamo di nulla. Senza l’iniziativa privata non c’è ricchezza, non si creano posti di lavoro e conseguentemente non vi sono entrate erariali e risorse per garantire lo stato sociale».
Anzi. «Mai come in questo momento abbiamo bisogno di nuove imprese che investano in diversi settori dell’economia, quali servizi, commercio e industria del turismo. Le stesse nostre dimensioni territoriali e le caratteristiche del nostro paese, fanno si che per la ripresa economica non si possa puntare esclusivamente sui settori manifatturiero e finanziario».

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