Vigneti del Titano sotto l’attacco della peronospora, la “muffa bianca”, che è causa di un calo della produzione dal 50% all’80%. Ma la vendemmia sarà di qualità.
Responsabile del fenomeno, che ha rischiato di mettere in ginocchio il comparto, è il folle meteo della scorsa primavera con precipitazioni intense e frequenti.
La ricognizione sulla situazione di San Marino viene condotta dal 58enne Roberto Guidi, che a Faetano possiede 6 ettari di vigneti biologici su 67 complessivi tra proprietà e affitti. «Come si prospetta l’imminente vendemmia? L’uva risparmiata dall’infestazione è di ottima qualità – premette Guidi – ma sul Titano la conta dei danni è considerevole». Dati alla mano, la peronospora è costata fino al 70%-80% del prodotto «con esiti molto variabili, da zona a zona, anche in base alla posizione del terreno» mentre per la sua azienda il taglio si aggira sul 50%. L’uva che ha resistito di più è stata il Sangiovese, fa presente, almeno nei pressi delle sue vigne. Prematuro, invece, ragionare su perdite e prezzi: per quello bisognerà aspettare la vendemmia. La certezza, come spiega, è che i vigneti biologici sono più esposti degli altri.
Un killer silenzioso
La peronospora è una malattia patogena della vite, detta anche appunto “muffa bianca”, che è provocata da un fungo. Originaria dell’America, fa la sua comparsa in Europa dalla fine dell’Ottocento. Su larga parte della penisola mancava all’appello da due anni, causa siccità, ma quest’anno ha colpito duro a causa delle abbondanti piogge, cadute tra la scorsa primavera e l’inizio dell’estate, che hanno reso difficoltoso il tempestivo intervento sui filari. Dinamiche che, inasprite dall’alta umidità notturna, determineranno anche in Italia un calo della prossima produzione.
Meteo impazzito
Le condizioni climatiche estreme degli ultimi mesi gettano così un’ombra sull’antico rito della vendemmia. Ci si interroga soprattutto sul futuro e sulle contromosse da scegliere, in vista di eventi imprevedibili e violenti che, secondo molti climatologi, rischiano di divenire sempre più frequenti. Come spiegano gli agricoltori questa malattia si riconosce facilmente, perché causa macchie gialli sui pampini con eventuale presenza di muffa bianca. Quanto agli acini colpiti, si disseccano e la pianta non è più in grado di accrescere i frutti che vanno in necrosi. «Quel che è perso, è perso – conferma Guidi – ma non è compromessa la qualità dei grappoli risparmiati che si preannuncia ottima». Intanto è già partito il conto alla rovescia per la vendemmia, al via dopo il Ferragosto. «Si partirà dalla raccolta delle uve Chardonnay – chiarisce Guidi – seguite da quelle Moscato e di conseguenza tutte le altre».