San Marino dopo la svolta storica sull'aborto: "Ora via ad un nuovo percorso"

San Marino

Referendum sull’aborto, trionfo del “Sì”: a San Marino l’interruzione volontaria di gravidanza diventa legale. Il responso delle urne del Titano nella giornata di ieri è stato chiaro sin dalle prime battute, quando attorno alle 21.10, un’ora dopo la chiusura dei seggi, sono emersi i primi dati: su 12 sezioni scrutinate sulle 37 totali, il “Sì” aveva raggiunto il 77,39 per cento dei 4034 voti validi.
Alle 21.20, su 26 sezioni, il “Sì” veleggiava al 76,84% prendendo il largo verso una vittoria netta di questo referendum propositivo senza quorum, che chiedeva: “Volete che sia consentito alla donna di interrompere volontariamente la gravidanza entro la dodicesima settimana di gestazione, e anche successivamente se vi sia pericolo per la vita della donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna?”.


I numeri definitivi


Vanessa Muratori, collegata in studio su Rtv San Marino, ha parlato di «vittoria schiacciante e adesso aspettiamo una legge conseguente entro sei mesi». Mentre Antonella Mularoni, comitato del No, è stata chiara: «Rispettiamo il verdetto dei sammarinesi, ma non ci fermeremo nel territorio per trovare alternative all’aborto». Alle 21.39 arriva il verdetto che ha messo un punto: con 30 sezioni su 37 scrutinate, il “Sì” ha raggiunto il 77,26 per cento con 8.640 elettori, contro il 22,79 per cento del “No”, pari a 2.389 votanti.
Numeri che hanno decretato ufficialmente la vittoria del “Sì” che non può essere più ribaltato con le restanti sezioni mancanti. Infatti alle 22.11 sono arrivati i risultati di tutte e 37 le sezioni, che hanno confermato il trend iniziale: 77,30 per cento per il “Sì” con 11.119 voti, con Faetano, Fiorentino e Montegiardino con le percentuali più alte , anche sopra l’80 per cento. Dall’altra parte invece c’è stato il 22,70 per cento per il “No” con 3265 voti.


Affluenza al 40 per cento

In totale sono stati 14.558 i cittadini che si sono recati su 35.411 totali, per una percentuale pari al 41,11 per cento.  Numeri inferiori alla tornata referendaria del 2019, con uno scarto dello 0,87%. Nella giornata di ieri i voti interni sono stati 13.850 su 22.970, ovvero il 60,3 per cento, mentre all’estero sono stati 708 su 12.441 dall'estero appena il 5,69 per cento. Il Castello Serravalle ha visto il maggior numero di voti: 4384 su 7355; a seguire quello di Borgo Maggiore: 2.820 su 4.740. Contro l’aborto Pasquale Valentini (Pdcs), che ha acceso i riflettori su quel «60 per cento di elettori che ha deciso di non esprimere una posizione non andando a votare su un quesito importante e anche su questo ci dovremo interrogare da domani». Posizione, la sua, condivisa anche da Mimma Zavoli, di Libera, favorevole all’interruzione volontaria di gravidanza ma certa che «tanti non sono andati alle urne e bisogna interrogarsi del perché», e comunque «chi ha votato lo ha fatto in modo consapevole».

Le reazioni

«Ampio consenso, abbiamo vinto una battaglia iniziata 18 anni fa e la politica non saputo captare questa richiesta da parte della popolazione». A sostenerlo è stata Karen Pruccoli, del Comitato promotore sul referendum sull’aborto, che non ha nascosto l’emozione per il responso delle urne: «Ci aspettavamo buon risultato e questo ci soddisfa molto. Noi abbiamo fatto una campagna molto seria e informativa e abbiamo usato per la prima volta i social per diffondere le nostre motivazioni e nostri testimonial sono stati i cittadini».
Di umore opposte invece, Enrico Masini, del Comitato del No, che ha subito ammesso: «Abbiamo lottato per un risultato diverso, accettiamo la sconfitta, la nostra scelta è sempre stata difendere la parte più debole, i bimbi non ancora nati e le donne». Masini ha poi proseguito: «I toni in questi giorni hanno riacceso possibilità di confronto che ha portato comunque a un 22 per cento di elettori ad esprimere una idea precisa a tutela della vita umana: vince la maggioranza ma la minoranza non può essere schiacciata».
Il segretario di Stato agli Interni, Elena Tonnini, ha invece fatto il punto al termine della votazione: «I cittadini confermano di utilizzare questo strumento di democrazia come il referendum e i cittadini hanno dimostrato di avere idee molto chiare visto divario elevato, a questo punto il mandato alla politica abbastanza forte per fare la legge e auspico che questo percorso possa iniziare quanto prima».
Intervenuto nello studio di Rtv San Marino anche Manuel Ciavatta della Democrazia cristiana, partito che si è schierato sin dall’inizio contro l’interruzione volontaria di gravidanza: «Non è una sconfitta, ma è una sconfitta per il Paese: abbiamo portato avanti i nostri valori, ovvero la tutela della vita e ci siamo espressi in modo chiaro per il “No” ma il dato è incontestabile: il Parlamento sarà chiamato a realizzare una legge su questa materia e spero dopo 40 anni sia migliore della legge 194 in Italia che ha portato più danni che utili e faccio fatica a cogliere la contentezza di chi ha vinto».
Replica secca di Rosa Zafferani, del Comitato promotore: «Analisi sbagliata da parte di Ciavatta, perché tra quei voti ci sono anche gli elettori della Dc e dimostra che la stessa Dc, in cui ho militato per 15 anni, non è stata capace di capire».

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