San Marino, "cerco il ragazzo con il polmone del mio Patrick"

San Marino

«Cerco il ragazzo che ha ricevuto il polmone di mio nipote Patrick morto a soli 12 anni». A lanciare l’accorato appello su una pagina Facebook del Titano è Raffaela Facen, 51enne infermiera di Lentiai, Comune in provincia di Belluno. «Spero di non risultare inopportuna – questo il timido esordio sul web -. Sto cercando un ragazzo di San Marino che forse il 6 giugno 2017 ha ricevuto in dono il polmone di mio nipote Patrick». Con gli stessi toni chiude il post, grata per eventuali condivisioni. Il suo obiettivo, rimarca, «è solo sapere se il giovane sta bene».

La vicenda

La tragedia si consumò nella provincia veneta di Belluno. Patrick morì cadendo dalla bici presa in prestito dalla nonna, dopo il pomeriggio di festa del 2 giugno 2017. Erano da poco passate le 19 quando una signora che rincasava trovò il corpicino del bimbo riverso per strada e privo di sensi, allertando i soccorsi. Nessuno riuscì mai a stabilire quanto tempo fosse passato dall’incidente, in una via poco trafficata che si snoda tra la manciata di case disseminate lungo un altopiano. Mancava poco all’ora di cena, mentre pedalava da Sorriva di Sovramonte verso la sua casa di Zorzoi, altra frazione di Feltre. La tregua serale del caldo, la brezza che gli arriva in viso, Patrick pregusta la degna conclusione di un giorno senza scuola. È un instante e qualcosa va storto, forse perché è in sella a una bici troppo grande per lui, chissà. Il manubrio sterza, lui perde l’equilibrio e si schianta contro l’asfalto in una rovinosa caduta. Le sue condizioni appaiono subito disperate ai sanitari che lo trasportano d’urgenza all’ospedale “Ca’ Foncello” di Treviso. Patrick non riprenderà mai più coscienza e non tornerà mai a casa spegnendosi il 5 giugno dopo aver combattuto come un piccolo leone. «È volato in cielo», così la mamma straziata dette l’addio al figlio che aveva militato nelle fila della Polisportiva locale, adorava lo sci di fondo e giocava a calcio. Proprio un torneo di calcio sarebbe stato organizzato in sua memoria. In 1.500 lo accompagnarono nell’ultimo viaggio, una comunità intera stretta alla mamma Lidia, il papà Davide e i fratelli maggiori Martina e Daniel.

L’espianto degli organi

Da sempre attiva nel volontariato la famiglia si aggrappò a un ultimo gesto di amore: recarsi l’ospedale di Padova per donare tessuti e organi del figlio, svanita la speranza di salvarlo. Ora una nuova pagina bianca. La zia traccia un ponte tra due famiglie che hanno sofferto tendendo la mano a chi vorrà stringerla.

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