San Marino. Boeri: “Non ho firmato il Prg, trascura la sicurezza”

«La mancata firma del Piano regolatore? Mi è stato chiesto di trascurare la sicurezza dei cittadini. Una proposta a dir poco inaccettabile». Rompe il silenzio Stefano Boeri, celebre architetto di fama internazionale dello studio “Stefano Boeri Architetti” che, durante l’83ª sessione del Comitato Unece, la Commissione economica per le Nazioni Unite, tenuta di recente sul Titano, non ha voluto apporre la firma al Prg di cui aveva disegnato le linee guida, rifiutando la richiesta di rivederlo «con variazioni in contraddizione con i principi stessi con cui è stato realizzato».

Architetto Boeri, perché non ha firmato il piano regolatore: lo scorso maggio si diceva “fiducioso e positivo”? Il progetto risultava già adottato?

«Uno dei pilastri del nostro Piano, assieme alla riduzione del consumo del suolo, alla rigenerazione del territorio e al grande investimento sul verde e le energie rinnovabili, era quello della messa in sicurezza di un territorio fragile. Per la prima volta a San Marino con il nostro piano è stata redatta una mappa del rischio idrogeologico grazie alle attente analisi condotte dal geologo incaricato dal governo a supporto delle scelte urbanistiche. Dopo un lavoro iniziato nel 2015, abbiamo consegnato il Piano regolatore a ottobre del 2019 pronto per essere approvato dal Consiglio Grande e Generale ma il documento in questi tre anni non è mai stato né adottato, né tanto meno portato in discussione e questo è già inspiegabile e immotivato. Di recente ci è stato chiesto di togliere il retino di non edificabilità ad alcune delle aree a maggior rischio idrogeologico. Il motivo? Tutelare dei diritti edificatori che risalgono al Piano del 1992 e che non sono mai stati utilizzati, evidentemente perché i proprietari erano coscienti del grande rischio. Ma renderle di nuovo edificabili significherebbe mettere in secondo piano sicurezza e salute dei cittadini. Sinceramente sono allibito: quanto accaduto nelle Marche con l’alluvione dovrebbe essere di monito.

Riguardo ai diritti edificatori su questa quarantina di aree ad alto rischio, possono essere spostati in altre zone già previste dal nostro piano: non intendiamo cancellarli. Ma ciò che ci è stato chiesto è totalmente in contraddizione con il primo pilastro del nostro lavoro di tecnici e urbanisti, ovvero la salute e il benessere della cittadinanza della Repubblica. Ho grande rispetto e ammirazione per la straordinaria storia di San Marino e le sue antiche e nobili istituzioni repubblicane e per questo mi sento di affermare che un piano che non tiene conto della sicurezza dei cittadini è solo una buffonata, per non dire di peggio».

Ci descrive San Marino dal punto di vista geologico?

«Com’è noto, il territorio è caratterizzato da calanchi e aree a rischio di dissesto idrogeologico, risultati dell’erosione che si produce per l’effetto del dilavamento delle acque su rocce argillose degradate e con scarsa copertura vegetale. Sui calanchi non si deve costruire, perché qualora si verifichino smottamenti, frane o eccesso di pioggia, come ormai avviene sempre più spesso, il dramma è dietro l’angolo».

Il Segretario al Territorio Stefano Canti ha detto che San Marino “lavorerà in chiave Onu”: il suo piano non rientrava in quest’ottica?

«Rispondo dicendo che, dopo tre anni di attesa, vorrei che il Piano venisse reso pubblico dopo una sua approvazione in Consiglio affinché possa essere osservato dai cittadini come prevede la legge sammarinese. Ricordo inoltre che la Dichiarazione di San Marino, ovvero una serie di principi per la progettazione urbana e l’architettura sostenibile e inclusiva, siglata insieme a Norman Foster, nasce proprio dall’esperienza del Piano regolatore ».

Sempre il Segretario Canti ha dichiarato che “si è sentito tradito” in quanto lei non ha firmato “per ideologia personale”. Cosa risponde?

«Non voglio far polemica con Canti, che è stato il nostro primo interlocutore istituzionale a San Marino, ma qui non si tratta di ideologia, piuttosto di buon senso e responsabilità civica. È una questione etica. Inviterei il dottor Canti, e quanti sostengono le sue richieste inaccettabili, a venire con me sulla strada di Monte Olivo che conduce all’aeroporto della Torraccia, per vedere cosa succede quando si edifica sui calanchi. Certo, se lui considera “ideologia” evitare le catastrofi, bene, sono un grande ideologo».

È disposto a spiegare il Prg ai cittadini?

«Durante la progettazione abbiamo svolto un importante lavoro a livello partecipativo e organizzato delle passeggiate in tutte le zone di San Marino accompagnati dai Capitani di Castello, ascoltando e studiando il territorio per poi procedere a una comunicazione pubblica. Recentemente sono stato invitato ad illustrarlo anche davanti al Governo. Eppure, ripeto, una volta consegnato, il Piano non è stato mai presentato. Perché? Rinnovo la nostra disponibilità a parlarne pubblicamente, una volta che sarà adottato dal Consiglio senza le assurde modifiche richieste».

Ha individuato nella biodiversità la forza di San Marino, perché?

«San Marino ha un’orografia molto particolare e interessante che spazia dalla pianura alla roccia della Rocca e i calanchi fanno parte di questo patrimonio. Questo permette di ospitare delle vere e proprie nicchie ad alta biodiversità vegetale e faunistica. Una risorsa straordinaria e da rispettare. Il nostro piano peraltro salvaguarda i corridoi fluviali, le aree agricole e i parchi ambientali che il piano del 1992 non pianificava».

In cosa il suo Prg prevedeva margini di flessibilità?

«Dopo l’approvazione in prima lettura da parte del Consiglio, la legge sammarinese prevede una fase di osservazioni e controdeduzioni in cui cittadini, istituzioni e operatori possono esprimere proposte o chiedere cambiamenti. Successivamente il piano può essere modificato in linea con i principi che si è dato. Qualche esempio? Una norma da ampliare o un’area a cui cambiare funzione ma in nessun caso si può chiedere di mettere a rischio la sicurezza dei cittadini di San Marino. Spero di essere stato chiaro».

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