San Clemente: quando Arlecchino è il cinese Shi Yang Shi

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Continua la stagione del teatro Villa di San Clemente che questa sera (sabato 4 dicembre) ospita per la prima volta in Emilia-Romagna lo spettacolo “Arle-chino, traduttore-traditore di due padroni” con l’attore Shi Yang Shi diretto da Cristina Pezzoli. Un’occasione per conoscere da vicino un notevole artista, già attore per Silvio Soldini, per le Iene in tv, ospite da Daria Bignardi, protagonista di speciali su Rai5 e in teatro con autori importanti come Renata Ciaravino o la regista Cristina Pezzoli e, allo stesso tempo affrontare la tematica dello spettacolo: l’accoglienza, l’integrazione, l’ironia della cultura cinese.

Yang, da dove nasce questa messinscena?

«“Arle-chino (che si legge Arleciaino) è nato il giorno di San Valentino del 2014 a Prato ed è la prima storia di un immigrato cinese portata in scena. Mi presento, sono arrivato in Italia nel 1990, dal 2016 sono cittadino italiano, oggi ho 42 anni, vivo a Prato e ho sposato un uomo. Durante questo spettacolo vado quindi alla ricerca delle mie radici per capire chi sono: arrivo così a scoprire la storia della mia famiglia che non conoscevo nemmeno io, con la trisavola che ha subìto la tortura dei piedi fasciati e poi ha contribuito a diffondere gli spaghetti Barilla fino a Hong Kong, la nonna abbandonata perché suo padre aveva rischiato facendo sei figlie. Il mio bisnonno che fondò un giornale e mio nonno materno che ha resistito a tanti soprusi. Vivendo a Prato, dove si è riunita la più grande comunità cinese in Italia, la regista ha capito quanto fosse giusto riflettere sui conflitti sociali in atto di cui io, inconsapevolmente, potevo essere la chiave. Nella prima parte ripercorro queste tappe della mia storia, poi nella seconda, più tragicomica, racconto le mie esperienze di vita e arrivo a Prato dove per 7 anni sono stato attivo grazie al progetto Compost guidato dalla grande Cristina Pezzoli, recentemente scomparsa. Tutto lasciando un segno di speranza».

Come è arrivato al teatro?

«L’ho capito facendo il venditore ambulante di erbe e unguenti cinesi sulle spiagge di Villamarina a Cesenatico negli anni 90 insieme a mio padre. Non ero il classico venditore perché mi piaceva spettacolarizzare tutto: la gente rimaneva stupita nel vedere un ambulante cinese in costume, alto 1 metro e 89, che parlava perfettamente italiano. Prima di arrivare lì ho fatto il lavapiatti a 12 anni in Calabria, poi nel tempo ho anche studiato alla Bocconi e ho sempre lavorato come interprete per ministri, imprenditori e registi internazionali arrivando fino alla Mostra del cinema di Venezia dove ho maturato ancora di più la consapevolezza di voler recitare. Avevo conosciuto il grande Arlecchino Ferruccio Soleri e ho fatto la prova alla Scuola Paolo Grassi con la sua maschera bolognese di Pantalone. Non andò bene ma ho sempre continuato a crederci e continuo a farlo».

La Romagna quindi ha avuto un ruolo lungo la sua strada.

«Sì, e sono molto emozionato di tornarci».

Cosa c’è tra i suoi progetti del momento?

«Portare “Arle-chino” in tournée perché è una storia molto attuale che spacca gli stereotipi e unisce la gente, continuare a parlare del mio libro “Cuore di seta” e mettere in scena il mio nuovo spettacolo “Love me tender”, scritto insieme a Renata Ciaravino, che affronta il tema delle dipendenze affettive».

Ore 21. Info: 391 3360676

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