Salvò neonata nel fiume poi la mina. "Viva per quel soldato eroe"

Lugo

Sarebbe morta inghiottita da quelle acque gelide e violente, se quel soldato che fino a pochi secondi prima teneva in braccio un fucile, con lo stesso braccio non l’avesse afferrata strappandola al fondale. È ciò che è successo nel lontano 18 novembre 1944, sull’argine del fiume Senio, in un punto compreso tra Fusignano ed Alfonsine. Quella bimba di appena cinque giorni si chiamava Luciana Trerè, e oggi all’età di 75 anni può finalmente – non senza emozionarsi – dare un nome e un volto a quell’uomo così coraggioso.

A Pasqua di quest’anno ha saputo con certezza che il suo eroe si chiamava Harold Wellington Stevens, un militare 22enne canadese nato in Ontario.

La loro storia è di quelle che toglie il fiato, la perfetta sceneggiatura di un film che chissà quanti Oscar meriterebbe. Per ora è solo un libro, un dossier storico intitolato Il soldato canadese e la bimba di cinque giorni. Anche la casualità e la tenacia nella ricostruzione dei fatti è incredibile, merito del lavoro certosino della scrittrice e ricercatrice storica Mirna Milandri.

«Se non sono morta quel giorno – ricorda commossa la signora Luciana –, se un angelo è venuto da lontano per salvarmi, significa che ho un compito da svolgere in questa vita e se ho superato questa tragedia, sarò in grado di superare tutte le difficoltà che la vita mi porrà davanti». Oggi l’ anziana signora vive a Forlì ma quel giorno di novembre la sua famiglia (il padre Aurelio, la madre Emma e la nonna Teresa) stavano scappando dalla loro abitazione a Fusignano. Erano imminenti i bombardamenti e la loro unica chance era guadare quel corso d’acqua nei punti in cui i tedeschi avevano predisposto i passaggi.

Lei era tra le braccia dell’anziana nonna in un fagottino nel quale l’aveva avvolta la madre: un materassino di tessuto, che in Romagna era detto cuzidrela.

La piccola Luciana le scivolò dalle mani finendo nelle acque gelide e il padre risalendo l’argine tentò di correre più forte della corrente. Le sue urla e il pianto della neonata allertarono un soldato canadese.

Capisce subito cosa sta succedendo, si spoglia di tutto ciò che ha ma non può tuffarsi; la corrente avrebbe ucciso entrambi e lui sa di esser l’unica possibilità per quella creatura. Allora corre su quell’argine melmoso guadagnando metri sulla bimba, poi scorgendo degli arbusti si cala lungo l’argine e allunga quel braccio che diventa un tentacolo col quale ferma la corsa impazzita della bimba, salvandola.

Harold corre raggiungendo i genitori ormai disperati riconsegnandola, non prima di averla accarezzata e baciata; poi da militare qual era sa che deve tornare in postazione per difendere altri innocenti.

«Non ci arriverà mai»: questa la frase con cui Luciana commuove l’autrice del libro-dossier di Mirna Milandri. Dopo poche decine di metri nel suo percorso troverà una mina; quelle schegge lo feriranno a morte e il giorno dopo quel cuore così grande smetterà di battere all’ospedale militare di Gambellara.

Da allora sono passati 75 anni, Luciana lo ha saputo solo all’età di 5 anni ma oggi finalmente sa chi è e dove poterlo trovare e ringraziare; il suo eroe è sepolto al cimitero militare di Villanova di Bagnacavallo.

Grazie alla tenacia dell’autrice è riuscita a contattare i parenti canadesi, a scoprire tantissimi dettagli che insieme hanno cristallizzato su un testo commovente.

Mirna Milandri è nata e vive a Forlì, dove dal 2004 inizia a diventare autrice delle letture che le riempivano le giornate. Grande amante e ricercatrice della storia locale delle due guerre del ‘900, finora ha scritto quattro testi, dei quali forse il più famoso è Terra e Fuoco del 2006. Il quinto s’intitola Il soldato canadese e la bambina di cinque giorni, un dossier storico di un fatto realmente accaduto. Incontrò nell’aprile del 2019 la protagonista, in un’edicola a Forlì. Lei cercava biglietti per il tram e le cadde lo sguardo su pubblicazioni che raccontavano la guerra nel 1944-45 in quei luoghi. Nello stesso istante le apparve una signora anziana e minuta che le spiegò di cosa trattavano. Lei era l’allora bimba Luciana, che le disse di sapere così tante cose su quella guerra perché lei fu salvata, a soli 5 giorni di vita, da un soldato canadese del quale avrebbe voluto conoscere il nome e il volto. Da quel giorno una promessa, accontentare Luciana. Una lunga conoscenza e una ricerca rigorosa dei dettagli, che le ha permesso di terminare i testi solamente il mese scorso. La presentazione del libro è stasera ad Alfonsine, alle 20.30 a Palazzo Marini di via Roma. a.c.

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