Salute, crescono i tumori ma cala la mortalità in Romagna

Ravenna

Crescono i casi di tumore in Romagna ma cala la mortalità. E' quanto emerge dallo studio sulle patologie oncologiche. A 35 anni dalla pubblicazione dell’opera caposaldo degli studi di epidemiologia della malattia in Romagna, esce lo studio che aggiorna l’andamento delle principali neoplasie nei territori di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini nel trentennio 1986-2015. Il volume è stato prodotto dal Registro Tumori della Romagna sotto la direzione del professor Dino Amadori e del dottor Fabio Falcini, grazie al contributo dell’Istituto Oncologico Romagnolo (IOR)

Era il 1985 quando venne pubblicato “I Tumori maligni in Romagna: epidemiologia e possibilità di controllo”, il primo pionieristico rapporto che, abbracciando il periodo 1960-1982, forniva un quadro complessivo della mortalità per queste patologie in Romagna, riportando anche i fattori di rischio e le possibilità preventive, diagnostiche e terapeutiche. Oggi, a 35 anni di distanza, esce il volume che ne prosegue le finalità scientifiche e lo spirito. Curato da Dino Amadori (Presidente IOR e Direttore Scientifico Emerito IRST IRCCS), prodotto grazie al contributo dell’Istituto Oncologico Romagnolo (IOR), dall’Unità di Epidemiologia e Registro Tumori della Romagna e da alcuni professionisti dell’Istituto Tumori della Romagna IRST IRCCS sotto la direzione di Fabio Falcini, oggi, come allora, il volume si pone quale riferimento scientifico nel quale sono riportati, per la maggior parte dei tumori maligni, i dati di mortalità, incidenza, sopravvivenza e prevalenza del trentennio 1986-2015 in Romagna. Per ogni neoplasia sono stati tracciati anche un sintetico profilo clinico/terapeutico utile a inquadrarne lo stato dell’arte in termini di cura.

I dati
Per quanto riguarda gli andamenti complessivi nel periodo analizzato dallo studio (1986-2015) sui territori di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini è possibile evincere, pur a fronte di una generalizzata crescita dell’incidenza (ovvero del numero di casi), il calo degli indici di mortalità. Un dato che premia l’efficacia complessiva del sistema di prevenzione, diagnosi e terapia attivo sul territorio, oltre ad una maggiore consapevolezza dei cittadini riguardo ai più corretti stili di vita. Le motivazioni del calo non sono, infatti, riconducibili ad una sola causa né sono le stesse per i singoli tumori. Per alcuni tumori il dato è imputabile a diagnosi sempre più precoci e a trattamenti più efficaci (tumore alla mammella), altri, ad importanti sviluppi terapeutici (leucemie, linfomi), alcuni ad interventi di prevenzione primaria che hanno inciso sul numero di persone ammalatesi (tumore al polmone negli uomini o a quello dello stomaco in entrambi i sessi).

Gli incrementi dell’incidenza sono in parte legati alle diagnosi sempre più anticipate, connesse sia alle campagne di screening regionali (mammella, colon-retto e cervice uterina) sia a campagne di sensibilizzazione (lesioni della pelle). Altro significativo effetto sull’incidenza lo esercita l’incremento dell’aspettativa di vita della popolazione, cresciuto progressivamente negli ultimi 40 anni: con il crescere dell’età è più frequente sviluppare patologie tumorali.

Nel periodo 2011-2015 i tumori più diagnosticati negli uomini sono stati quello alla prostata (19,5% del totale), polmone (14,3%) e colon-retto (1,8%), nelle donne mammella (29,2%), colon-retto (11,9%) e polmone (8,1%). Sul complessivo i tumori più diagnosticati sono stati mammella (14%), colon-retto (11,9%) e polmone (11,4%). Scala cui non corrispondono – per effetto dell’evoluzione delle cure e della prevenzione – le patologie che sono causa del maggior numero di decessi: complessivamente si tratta di polmone (20,5%), colon-retto (10,9%) e stomaco (8%); per gli uomini polmone (26%), colon-retto (10,3%) e prostata (8,3%) mentre per le donne sono mammella (14,3%), polmone (13,8%) e colon-retto (11,6%).

Sulla base degli andamenti complessivi è possibile stimare che il numero di nuove diagnosi oncologiche del 2020 saranno circa 8000 casi (4.105 uomini, 3.732 donne) con prevalenza di tumori alla mammella (il 14,2% del totale), polmone (11,9%) e colon-retto (10,9%). Complessivamente – un dato che è equiparabile a quello dell’Italia – il rischio per un residente in Romagna di ammalarsi di tumore nell’arco della vita (0-84 anni) è di un caso ogni 2 uomini e uno ogni 3 per le donne.

Il Registro Tumori della Romagna 
Nato per iniziativa del Prof. Dino Amadori in occasione di uno dei primissimi consigli direttivi dell'Istituto Oncologico Romagnolo – fatto già di per sé emblematico di quanto il futuro fondatore dell’IRST IRCCS lo ritenesse un progetto essenziale per il progresso dell’oncologia nel territorio – il Registro Tumori si poneva l’obiettivo di acquisire informazioni affidabili e accurate sulle neoplasie in Romagna. A spingere Amadori e i colleghi Gianfranco Buzzi e Vittorio Tison – i primi a sostenere il progetto – c’era la consapevolezza che solo dalla conoscenza quantitativa e qualitativa del “fenomeno cancro” fosse possibile pianificare interventi specifici e puntuali nei territori che più ne avevano bisogno, indirizzare al meglio le attività di ricerca. Il Registro, grazie al fondamentale contributo di Marco Geddes (fondatore e direttore del Registro Tumori di Firenze), ha iniziato le proprie attività nel 1985, dapprima a servizio degli ambiti di Forlì e Ravenna. Nel corso degli anni, oltre al proprio consolidamento, il Registro Tumori ha compreso anche il territorio di Rimini. Ceduto nel 2007 alla cifra simbolica di 1 euro all’Istituto Tumori della Romagna IRST, il RTRo ha sede nella struttura di Meldola. Nel corso dell’ultimo decennio il Registro, oltre alle province di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna, ha ampliato la propria operatività ai territori di Imola e, più recentemente, di Ferrara, ricoprendo così un bacino di popolazione di quasi 1.610.000 abitanti.

«Il Registro Tumori è uno strumento di conoscenza della patologia oncologica importantissimo – spiega Fabio Falcini, responsabile del Registro Tumori della Romagna –; da una parte serve ai professionisti per capire quali possono essere le cause delle neoplasie o comunque valutare gli esiti dei trattamenti che somministrano, ma fornisce anche indicazioni preziose per i decisori su come occorra investire nella lotta contro il cancro nel prossimo futuro. I numeri da soli dicono poco, ma se interpretati correttamente ci indicano per migliorare. La cosa più importante che ci dicono i dati emersi è che la mortalità a causa del tumore sta calando sia per gli uomini che per le donne: gli indici di sopravvivenza salgono anche per quelle neoplasie che un tempo avremmo definito come “cattive”. Tuttavia, è vero che l'incidenza è rimasta costante per i primi ed è in crescita per le seconde: sotto quest'ultimo punto di vista risentiamo dell'aumento dei casi di tumore al polmone a causa dell'abitudine del fumo. L'osservazione dei dati ci permette anche di dare una bella interpretazione di come le peculiarità delle nostre province si ripercuotano sulla nostra salute: Ravenna ad esempio è una città poco agricola, e dunque le neoplasie a carico dello stomaco stanno calando alla stessa velocità con cui diminuiscono in tutta Italia. Tale tendenza risulta molto più lenta per Forlì, Cesena e Rimini».

«Questa nuova pubblicazione ci conferma che i progressi fatti nella cura del cancro sono notevoli – afferma il Amadori, presidente IOR – tutto ciò che sappiamo sulla patologia oncologica è stato scoperto negli ultimi 70 anni, sebbene abbiamo testimonianze della presenza di questa malattia anche 300 mila anni fa. Questo dato fa ben sperare: se continuiamo su questa strada, i prossimi 70 anni sarà il periodo che ricorderemo come quello in cui abbiamo dato scacco matto ai tumori».

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