Ravenna, steatosi epatica: prevenzione e diagnosi con la Dott.ssa Maag

Salute & Benessere
  • 01 dicembre 2025

La steatosi epatica (“fegato grasso”) è una condizione frequente, che riguarda circa un terzo della popolazione adulta: è l’accumulo di grasso nelle cellule del fegato, di origine principalmente metabolica (sovrappeso, diabete, alimentazione) o legata all’assunzione di alcol. A parlarne è la dottoressa Elena Giorgia Federica Maag, gastroenterologa, che fa visita a Ravenna 33 e al Polo Sanitario S. Teresa del Bambin Gesù.

Il “fegato grasso” è una condizione molto diffusa di cui a volte si tende a parlare con leggerezza. Perché, invece, preoccuparsi?

«La steatosi è silenziosa: non provoca dolore né sintomi specifici. Se trascurata, può evolvere in steatoepatite, un’infiammazione del fegato che col tempo porta a cicatrici epatiche permanenti fino alla cirrosi, condizione irreversibile in cui il fegato smette di funzionare».

Quali sono i principali fattori di rischio?

«La maggior parte è legata allo stile di vita: sovrappeso/obesità, dieta ricca di grassi saturi e zuccheri, scarsa attività fisica, consumo eccessivo di alcol e condizioni come insulino-resistenza e diabete di tipo 2».

Considerando l’importanza dello stile di vita, la steatosi può riguardare tutti senza limiti di età?

«Sì, il fegato grasso può comparire a qualsiasi età, anche nei bambini. Negli ultimi anni i casi in età pediatrica sono in aumento, ma sono quasi esclusivamente legati all’obesità infantile. La predisposizione genetica, invece è molto rara: il principale rischio resta legato a fattori metabolici».

È quindi un luogo comune pensare che l’alcol sia il “solo” nemico?

«Sì. In realtà, in passato le principali cause di epatopatia cronica e cirrosi erano le epatiti virali B e C. Oggi, grazie ai trattamenti antivirali, queste forme sono meno frequenti, mentre stanno aumentando quelle legate allo stile di vita: in particolare la steatosi epatica di origine metabolica. Quest’ultima può svilupparsi anche in chi è astemio, a differenza della steatosi alcolica, che invece è tipica di chi fa un consumo eccessivo e prolungato di alcol».

Come si fa la diagnosi?

«Il primo passo è l’ecografia: un esame semplice, indolore e non invasivo, che consente di individuare la presenza di steatosi e di valutarne il grado. A completamento si eseguono esami di laboratorio, tra cui emocromo, transaminasi, gamma-GT, fosfatasi alcalina e bilirubina, utili per capire se ci sono segni di sofferenza del fegato. Se le transaminasi risultano alterate, può essere presente una steatoepatite, cioè un’infiammazione del fegato, legata all’accumulo di grasso. In questi casi è importante capire se la malattia sta evolvendo verso la fibrosi epatica. Per stimare questo rischio, oggi si utilizzano strumenti non invasivi come punteggi basati su esami del sangue e l’elastografia epatica, un esame ecografico avanzato che misura la rigidità del fegato».

Il “fegato grasso” è una condizione reversibile? Cosa possiamo fare nella vita di tutti i giorni?

«Sì. Il fegato ha una straordinaria capacità di rigenerarsi. Con alcune scelte quotidiane possiamo prevenire e migliorare la steatosi. Il primo passo è seguire un modello alimentare di tipo mediterraneo, ricco di verdura, legumi, cereali integrali, limitando l’assunzione alimenti zuccherini, ricchi di grassi saturi e alcol. Le linee guida consigliano inoltre di praticare attività fisica regolare, almeno 150-300 minuti di esercizio aerobico moderato, come camminata veloce o bicicletta, associando se possibile anche esercizi di rinforzo muscolare. Nei soggetti sovrappesi/obesi, è inoltre fondamentale un calo ponderale del 7%-10% del proprio peso».

In quanto tempo è possibile vedere i primi risultati?

«Servono pazienza e costanza. Alcuni miglioramenti possono essere osservati già dopo pochi mesi, ma i risultati più solidi e stabili, si manifestano normalmente nell’arco di 6-12 mesi o più».

Con quale frequenza è bene eseguire i controlli?

«La frequenza varia in base al rischio. Chi ha una steatosi lieve e analisi nella norma, può limitarsi a un controllo ogni 1-2 anni. Se però sono presenti fattori di rischio metabolici o alterazioni degli esami, è meglio intensificare la sorveglianza. Quando la malattia epatica diventa più avanzata, con segni di cirrosi, i controlli vanno eseguiti ogni sei mesi».

In conclusione...

«La steatosi epatica è una condizione comune, ma non va sottovalutata. La ricerca sta aprendo nuove prospettive terapeutiche, ma la vera arma a disposizione di tutti, già oggi, è lo stile di vita: scelte sane e controlli regolari che permettono di proteggere il fegato».

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