Fragole, il clima mutato fa anticipare il raccolto

La crisi climatica c’è e se ne accorgono anche gli agricoltori. Ogni anno il produttore di fragole Davide Modigliani anticipa sempre più la raccolta. «Quest’anno ho iniziato i primi stacchi consistenti il 20 marzo - esordisce l’agricoltore - almeno una settimana prima rispetto ad una precedente annata record. Quest’anno ho 12mila piante di Pir5, la varietà che più mi soddisfa dal punto di vista organolettico. Una parte sono coltivate sotto serra, le altre in tunnel tipo veronese. Quelle più precoci sono ovviamente sotto serra. Ho iniziato i primi stacchi a metà marzo, ma le prime raccolte consistenti, per poter iniziare la vendita, sono avvenute appunto dal 20 marzo».

Ora la raccolta inizia ad entrare nel vivo nell’azienda Modigliani, sita al confine fra Cesena e Cesenatico in zona Bulgarnò. Il produttore commercializza per lo più tramite vendita diretta e presso la sua azienda c’è spesso una “processione” di consumatori che cercano prodotti di qualità a km zero. Quando le quantità sono elevate, vende anche ai supermercati. «Dal punto di vista agronomico, utilizzo la coltivazione in monofila perché migliora la qualità organolettica dei frutti e, soprattutto, si abbatte il rischio di marciumi. Da quando uso la monofila, i casi di monilia sono rarissimi e le rese sono pressoché uguali, dato che il numero di piante a ettaro è inferiore di poco rispetto alle bine».

La settimana di Pasqua è stata, dal punto di vista commerciale, ottima, con richieste molto superiori alle disponibilità di Modigliani e prezzi elevati. «Ho venduto bene anche la seconda categoria, vale a dire quelle fragole non perfette esteticamente ma altrettanto buone da mangiare. La richiesta finora è stata superiore alla disponibilità di prodotto. Fra un paio di settimane dovrebbe iniziare la raccolta anche nei tunnel veronesi».

Modigliani sottolinea la difficoltà nel reperire personale. «Non solo è difficile trovare i lavoratori, ma poi la burocrazia complica tutto il resto. Per espletare le pratiche per un lavoratore immigrato, servono, quado va bene, due mezze giornate per ogni lavoratore. Quindi io perdo 8 ore di lavoro per ogni operaio assunto. Chi me li ridà quei soldi? Devo pagare un’altra persona perché mi sostituisca in tutto questo tempo? Perché in Italia sappiamo solo complicare la vita di chi lavora invece di facilitarla?», conclude sconsolato l’agricoltore.

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