Salite canaglia: mettetevi alla prova sul Passo del Carnaio

Salite canaglia di qua e di là dal Savio. Attenzione, infatti, alle scalate proposte in questo itinerario, non eccessivamente lungo (115 km) ma bello tosto: Acquapartita e passo del Carnaio da San Piero in Bagno sono entrambe brevi ma infide, difficili da interpretare e con strappi abbondantemente sopra la doppia cifra. La prima si sviluppa sul versante sinistro della valle del Savio, la seconda su quello destro, con ampi panorami che permettono di spaziare dalla pianura alle alte cime come monte Fumaiolo e monte Comero.

Itinerario

Cesena-Sarsina-Selvapiana-Acquapartita-San Piero in Bagno-passo del Carnaio-Spinello- Civorio-Ranchio-Borello-Cesena. Distanza: 115 km.

Salite

  • Acquapartita (747 m): lunghezza 6,1 km; pendenza media 6,6%, massima 15%; dislivello 397 m;
  • passo del Carnaio (760 m): lunghezza 5,2 km; pendenza media 7%, massima 15%; dislivello 315 m.

Si parte da Cesena verso Quarto

La partenza non può che essere da Cesena, dove si imbocca la strada regionale 71 iniziando a risalire la valle dal Savio. Dopo un avvio pianeggiante, il percorso si fa più ondulato poi, da Sarsina, si inizia a salire, anche se leggermente, con la strada che disegna una lunga teoria di curve e controcurve. Nota dolente l’asfalto, parecchio rovinato, di contro, però, il traffico è quasi inesistente. Otto chilometri dopo Sarsina si costeggia il lago di Quarto (440 m), bacino artificiale formato in seguito alla frana che, nel 1812, bloccò il corso del Savio. Di qui, l’idea di sfruttarne le acque per la produzione di energia elettrica, realizzando, nel 1922, una diga e una centrale idroelettrica. L’invaso, il secondo per dimensioni e importanza della provincia di Forlì-Cesena, dopo Ridracoli, riveste grande interesse naturalistico: al di sopra, svetta una florida foresta di pino nero, e le rive pullulano di canneti e giuncheti. Per quanto riguarda la fauna, spiccano germano reale, martin pescatore e folaga mentre le acque sono ricche di pesci (anguille, trote, carpe, tinche). Sulle pittoresche sponde del lago sorge il Santuario della Madonna Pellegrina, eretto nella seconda metà del secolo scorso, al cui interno, fra i vari dipinti su tela del XVI sec., risalta l’unica raffigurazione del castello del conte Uguccione della Faggiola, di dantesca memoria.

Si sale fino ad Acquapartita

Da Quarto, si procede per un’altra decina di chilometri, sempre in leggera ascesa con qualche tratto in contropendenza, e si giunge al bivio con la Strada provinciale 113. Qui, si gira a sinistra per attaccare la prima salita di giornata, quella verso Acquapartita, affrontata anche nella Gran Fondo del Capitano di Bagno di Romagna. Il ridotto sviluppo chilometrico (6,1 km) non deve ingannare perché si tratta di una scalata aspra e ostica, specie nella seconda parte, dove si registrano diverse impennate fra 10-15%. I primi 3 chilometri sono piuttosto regolari, con la pendenza media che si attesta intorno al 6%. Nel quarto, sale al 7,4% mentre nel quinto sfiora il 9%, spingendosi più volte intorno al 15%. La prima impennata (15%) si incontra poco prima del piccolo centro abitato di Selvapiana, unico attraversato nel corso dell’ascesa. Adagiata sul Poggio delle Corsicchie, in mezzo a pregiate castagnete e campi coltivati, Selvapiana si anima in particolare nel mese di ottobre, in occasione delle sagre dedicate a castagne, funghi e tartufi. Al centro del paese sorge la Chiesa intitolata ai Santi Quirico e Giulitta, mentre sul luogo dell’antico “castrum”, distrutto dai fiorentini nel 1535, restano un oratorio, detto “del castello”, e un borghetto, da cui si gode un magnifico panorama. Lasciata alle spalle Selvapiana inizia il segmento più complicato dell’ascesa, scandito dalla bellezza di sette ripidi e ravvicinati tornanti, inframezzati da rampe spacca gambe. Se fino all’ultimo chilometro si procede in mezzo a prati, campi e pascoli, con davanti la verde catena montuosa del crinale tosco-romagnolo e alle spalle la valle del Savio, solcata dai viadotti dell’E45, nel finale ci si inoltra, invece, in mezzo a rigogliosi castagneti, popolati da alberi secolari. Le difficoltà terminano al km 5,5 (strappo in doppia cifra) perché poi i 600 m conclusivi fino ad Acquapartita (747 m) sono in falsopiano. Di recente costruzione, la piccola frazione sorge ai margini dell’omonimo laghetto, sulle pendici del monte Comero, lungo la Strada provinciale 43 che da San Piero in Bagno porta al monte Fumaiolo e alle sorgenti del Tevere.

San Piero in Bagno e il Passo del Carnaio

Al termine dell’ascesa, si prende, quindi, proprio la Sp43 e, dopo un tratto pianeggiante, in 6,5 si scende comodamente verso la valle del Savio, sbucando nel centro di San Piero in Bagno, che merita senz’altro una visita. Sorto nel XIII secolo come “mercatale” del soprastante castello di Corzano, si è sviluppato sotto la lunga dominazione fiorentina. Fra ‘800 e ‘900 l’eclettico architetto fiorentino Cesare Spighi ha dato al paese un’impronta elegante, progettando e costruendo la Chiesa parrocchiale, il palazzo scolastico, il monumentale cimitero e il palazzo Rivalta Paganelli, con pietra unita al laterizio. Di epoca settecentesca sono invece i due ponti, sul Savio e sul Rio, e i bei palazzi affacciati sia sulla piazza centrale, dove si svolge l’affollato mercato settimanale, sia lungo le principali vie, a costituire un tessuto urbano d’impronta toscana. Lasciata la Strada provinciale 43, si prende a destra via A. Saffi e, sempre a destra, la Strada regionale 142 che si segue, percorrendo un bel viale alberato, fino alla deviazione per il passo del Carnaio, poco fuori il centro abitato. Qui, si lascia, la Sr142 e si gira a sinistra nella Strada provinciale 26, seguendo le indicazioni per Forlì/S. Sofia. Pronti via, la strada inizia subito a salire. In appena 4 chilometri (l’ultimo, in leggera discesa, non è da considerare), d’altra parte, si coprono ben 315 m di dislivello, tant'è vero che la pendenza media arriva al 7%, con punte del 15%. Il primo chilometro, dritto come un fuso, è il più semplice ma presenta comunque un’inclinazione del 6%, coi primi 500 m all’8%. Il bello inizia in corrispondenza della piccola frazione di San Paolo, caratterizzata da un fabbricato rurale e un piccolo edificio di culto, perché da qui in avanti la strada si inerpica disegnando una serie di tornanti, ben otto, tutti piuttosto ravvicinati, brevi e secchi, separati da rampe micidiali. Intorno al km 2,3 si attraversa una piccola abetaia, con un tornante improvviso a destra cui prestare attenzione, per il resto la vista può spaziare dalla sottostante vallata del Savio all’imponente massiccio del Monte Comero fino al crinale tosco-romagnolo. Scalato il 7° tornante (km 2,6), occorre affrontare ancora un chilometro buono al 9%, quindi si superano gli ultimi 3 tornanti e il più può dirsi fatto, visto che per raggiungere il passo (760 m) si procede in falsopiano e, da ultimo, in leggera discesa.

Spinello, Civorio e poi si torna a Cesena

Proprio nel punto in cui la strada inizia a spianare, si costeggia il tempietto eretto a ricordo delle vittime dell’eccidio del Carnaio, 26 cittadini di S. Piero in Bagno uccisi il 25 luglio 1944 dai militi della polizia italo-tedesca. Una volta raggiunto il valico, la salita non è finita. In corrispondenza del ristorante Gamberini, infatti, si prende a destra la Strada provinciale 96 verso Spinello e si devono percorrere 900 m al 6,1%, dentro un boschetto. Segue un tratto di mangia e bevi, fino al bivio per la Sella del Raggio, dove la strada torna all’insù, con un rettilineo di 2 km abbondanti al 6%: si costeggiano i campi di Sportilia e, infine, si guadagna il valico di Spinello (819 m). Adesso, finalmente, si può scendere ma c’è comunque da pedalare perché gli 8,6 km per raggiungere Civorio sono tutt’altro che ripidi (pendenza media inferiore al 5%), con un segmento addirittura in contropendenza. Guadagnato il fondovalle, le difficoltà altimetriche non sono del tutto archiviate. Fino a Ranchio, infatti, è un susseguirsi di sali e scendi, mentre prima di Linaro occorre superare un paio di chilometri al 10%. Stavolta, è davvero l’ultima asperità. In circa 9 km leggermente ondulati, infatti, si raggiunge Borello e di qui, in altri 16, Cesena.

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