Dopo essersi brillantemente laureata in Scienze Geologiche, è entrata a far parte della squadra di ricercatori del Cnr di Bologna e una spedizione scientifica in Antartide, a bordo di una rompichiaccio, l’ha portata a spingersi nel punto più a sud del pianeta mai raggiunto in nave da un essere umano. Adesso i concittadini sammauresi di Giulia Giorgetti vorrebbero metterne in risalto il valore, innanzitutto facendole pubblicamente raccontare l’esperienza vissuta, ma anche assegnandole «la cittadinanza onoraria per merito accademico e scientifico». È quanto chiederà alla sindaca Luciana Garbuglia il consigliere comunale di minoranza Simone Pascuzzi, che auspica che questo momento di condivisione si svolga nella prossima seduta del Consiglio comunale. Nell’attesa, anticipa quanto il padre della giovane ricercatrice, Gabriele, ha raccontato sui successi professionali di quella sua figlia di cui è giustamente orgoglioso.
La ricercatrice
Laureata con 110 cum laude in Scienze Geologiche all’Università di Bologna, dal 2020 Giulia Giorgetti è in forza all’Ismar-Cnr del capoluogo emiliano. Nello specifico, svolge «ricerche sui processi di risedimentazione e caratterizzazione di ambienti deposizionali marini e lacustri, attraverso l’analisi multidisciplinare di dati geofisici, micropaleontologici, geochimici e sedimentologici».
Spedizione nella Baia delle Balene
Lo scorso dicembre si è imbarcata con un team di ricerca sulla rompighiaccio “Laura Bassi”, acquistata nel maggio 2019 dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale italiano grazie ad un finanziamento del Miur e destinata a essere usata in Antartide. Alla nave è stato dato il nome della prima scienziata al mondo a ottenere una cattedra universitaria e adesso è in missione per il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, dove ha raggiunto il punto più a sud mai toccato da un’imbarcazione. Lei, gli altri ricercatori e i tecnici hanno raggiunto, all’interno della Baia delle Balene, un sito finora inesplorato, alla latitudine di 78°44.280’ Sud, nel Mare di Ross. Lo scopo del viaggio è effettuare importanti campionamenti previsti nell’ambito del progetto “Bioclever”, coordinato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche, con la collaborazione dell’osservatorio marino MorSea.
Le prime scoperte fatte
«Le condizioni del mare, straordinariamente libero dai ghiacci – riporta Pascuzzi – hanno consentito di effettuare una profilatura Ctd e attività di pesca scientifica a ridosso del Ross Ice Shelf-Ris, che in questa posizione è particolarmente basso (circa 8 metri). I primi risultati dello studio dei parametri fisici dell’acqua marina, fatti dalla superficie fino alla profondità prossima al fondale di 216 metri, hanno evidenziato la presenza di acqua particolarmente fredda e si confermano di grande importanza per lo studio della dinamica delle correnti nel Mare di Ross. Inoltre, una prima analisi del materiale prelevato dai ricercatori ha evidenziato un’elevata densità di stadi larvali e giovanili di specie ittiche, incluse alcune varietà raramente osservate nel Mare di Ross, oltre alla presenza di elevate masse di alghe unicellulari che denotano un’elevata produzione primaria e incoraggiano ulteriori ricerche».