Russi, rapina con spray all'Onyx, assolti 2 presunti complici

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Prima lo strappo di una catenina, poi lo spray al peperoncino per coprire i responsabili innescando un pericoloso fuggi fuggi dalla discoteca. Era accaduto il 28 gennaio 2018 all’Onyx Club, locale a Godo di Russi, e per quell’episodio tre giovani di origine marocchina erano stati arrestati. Nessun dubbio sulla responsabilità di uno di loro, il 24enne modenese Yassin Tahir, la cui mano strappò la collanina d’oro da 1000 euro dal collo di un giovane avventore albanese; il ragazzo ha a suo tempo patteggiato la pena. Ma gli altri due presunti complici, entrambi marocchini di 26 e 27 anni residenti a Faenza, si erano sempre detti estranei ai fatti, sostenendo di essere stati scambiati per i reali complici del rapinatore. E ieri sono stati assolti.

Il sostituto procuratore Cristina D’Aniello aveva chiesto la condanna a 6 anni, con 6mila euro di multa ciascuno. Eppure per i difensori dei due – l’avvocato Marco Bertozzi per il 27enne, i colleghi Barbara Amaranto e Alberto Dal Pane per il 26enne – le accuse nascevano da una svista clamorosa da parte del principale testimone oculare dello scippo, amico della vittima. Prima che nella sala del locale dilagasse il panico per via dell’effetto urticante della bomboletta, aveva detto di avere notato vicino al rapinatore anche i due marocchini. E poiché la collanina sottratta non è mai stata ritrovata, aveva ipotizzato un passaggio di mano. Ma proprio ieri quel teste, chiamato a deporre davanti al collegio penale presieduto dal giudice Cecilia Calandra (a latere i giudici Federica Liposvscek e Cristiano Coiro), pur riconoscendo i volti degli imputati, non se l’è sentita di indicarli con certezza come complici.

I difensori hanno puntato sulla mancanza di contatti fra i tre, a partire dal fatto che Tahir risiedeva a Modena, mentre gli altri vivono a Faenza. L’analisi dei tabulati telefonici avrebbe inoltre fatto emergere che non c’erano chiamate, diversamente da quanto invece riscontrato tra il 24enne e altri connazionali sempre residenti nella provincia emiliana.

Quella sera la tensione non si era allentata fuori dal locale. Mentre le forze dell’ordine venivano allertate dai presenti, nel piazzale esterno c’era stato un pericoloso confronto tra etnie marocchine e albanesi. L’unica a farne le spese era stata, la notte stessa, l’auto di uno dei due ragazzi ieri giudicati innocenti: la vettura intestata a suo padre e lasciata nel parcheggio era stata ricoperta di graffi, con i finestrini rotti e le gomme totalmente squarciate.

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