Russi, nuovo processo per il "re del vino"

Si aprirà un nuovo processo nei confronti del “Re del vino”, al secolo Vincenzo Secondo Melandri. Già condannato in appello per riciclaggio a 9 anni e 2 mesi, l’imprenditore 53enne di Russi, patron di un impero economico costruito fin dagli anni ‘90, è stato nuovamente rinviato a giudizio ieri. Con lui anche altre sette persone, indicate nell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Lucrezia Ciriello come complici di un articolato meccanismo di false fatturazioni; da un lato, avrebbero consentito a Melandri di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, dall’altro sarebbero riuscite a loro volta a riciclare denaro sporco, proveniente da usure, frodi fiscali e finanziamenti illeciti. Attività che secondo la Procura ha legato Melandri alla malavita foggiana, con base a Cerignola toccando cifre milionarie: oltre 3,9 milioni di euro riciclati e finanziamenti soci effettuati dal 53enne di Russi per un importo complessivo di oltre 7 milioni.

Fra teste di legno, consulenti e amministratori di fatto delle società con le quali la Melandri Trading srl faceva affari, il giudice per l’udienza preliminare Corrado Schiaretti ha rinviato a giudizio sette persone, così come chiesto dal pm Silvia Ziniti. A chiudere il cerchio, altri due imputati hanno chiesto rispettivamente la possibilità di accedere alla messa alla prova e al rito abbreviato.

L’inchiesta

I fatti, così come ricostruito nel corso delle indagini della Guardia di Finanza di Ravenna, riguardano gli anni che vanno dal 2014 al 2018 e rappresentano una costola dell’inchiesta ribattezzata “Malavigna”. Sono principalmente quattro le società che avevano stretto legami con la Melandri Trading, il cui liquidatore, Stefano Reverberi, è finito nel capo d’accusa insieme agli altri rappresentanti legali. Nell’elenco compare la Vinicola Garganica srl di Gerardo Terlizzi, 51 anni, poi finita in liquidazione nel novembre 2015; in due anni, avrebbe emesso fatture relative a operazioni inesistenti per un totale di oltre 1,7 milioni di euro verso la Melandri Trading. Stessa operazione contestata alla Pignatella sas del 50enne Pietro Errico, che insieme ai soci Vincenzo Errico e Mattea Russo (54 e 34 anni) avrebbe emesso fatture fittizie per oltre 1,5 milioni in tre anni. Con loro, nei guai è finito pure il 58enne Domenico Paglietto legale rappresentante della Ambrosia Vini srl. Sarebbe stato quest’ultimo, formalmente incensurato, a prestarsi a ricoprire il ruolo di rappresentante della società cartiera creata apposta per aggirare la legge antiriciclaggio.

Tornando in Romagna, viene menzionata nel capo d’imputazione anche la Senio srl del 61enne lughese Giuseppe Marangoni, a sua volta finito a processo; avrebbe emesso fatture false per circa 150mila euro, prestandosi inoltre a contabilizzare una falsa nota di credito emessa dalla srl di Melandri per quasi 285mila euro. Operazione, quest’ultima, che è costata l’accusa anche per la Villapadana spa, il cui rappresentante legale ha chiesto di chiudere la faccenda con la messa alla prova. Ha scelto infine il rito abbreviato il consulente fiscale della Melandri Trading.

Corposa la squadra dei legali nominati per difendere gli imputati. Fra loro, gli avvocati Claudio ed Ermanno Cicognani, Silvia Brandolini, Antonio Vincenzi, Lorenzo Valgimigli, Luca Orsini, Rosario Marino e Roberto Di Scisciola.

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