Russi, dall’alluvione al giro del mondo: “In barca a vela per l’Unicef”

Dopo mille peripezie, dopo aver visto la casa natia alluvionata, e dopo un ultimo allenamento a dir poco thrilling al largo di Liverpool, fra sette giorni salirà su una delle undici barche della Clipper Race 2023-2024, una delle competizioni più estreme di giro del mondo in barca a vela. Quella decisione Lorenzo Gaudenzi l’aveva presa mesi addietro. Un periodo sabbatico per una grande impresa. Lui che, cittadino del mondo, era nato 33 anni fa a Lugo e ha i genitori nel Russiano. Dal 3 di settembre farà parte dell’equipaggio della CU29 “Psp Logistics”, con skipper Mike Miller e nostromo Lottie Wade.

Il volontariato

Sfiderà gli altri dieci Clipper 70 con il ruolo di circumnavigatore, e nel maggio scorso era impegnato negli allenamenti pre-regata quandovideo e telefonate gli hanno fatto capire che qualcosa di grave stava accadendo in Romagna: «Dal Regno Unito, fra volo cancellato e difficoltà varie, non è stato semplicissimo tornare – spiega -. È stato però così straniante tornare a casa e quasi non riconoscerla, con un metro d’acqua e invasa di persone che la stavano svuotando. Volontari meravigliosi, che hanno fatto tantissimo. Arrivando non ho nemmeno salutato davvero i miei genitori, c’era troppo da fare».

Anche Lorenzo ha il valore del volontariato nel sangue e lo renderà una cosa sola con ciò che lo impegnerà nel prossimo anno: «Domani (oggi per chi legge, ndr) partirò per l’UK, perché alle 13 di domenica prossima dai docks di Portsmouth prenderà il via la competizione – continua il 33enne di origine ravennate -. Parallelamente avvierò un crowdfunding a sostegno di Unicef, che ha uno storico legame con la manifestazione, tanto da essere sponsor di una delle barche».

La sensibilità ambientale

Uno dei motivi fondamentali che ha indotto Lorenzo a imbarcarsi – dopo un orizzonte professionale che si era improntato sul settore turistico e la vela che era una passione coltivata sin da bambino, passatagli dai nonni – è la sensibilità ambientale: «Ho fondato un’associazione, si chiama The Ocean Pace. Attraverso quel canale coinvolgerò gli altri partecipanti alla regata nella pulizia delle spiagge che toccheremo, tappa dopo tappa».

Le tappe

La prima sarà Cadice, poi verrà toccato l’Uruguay, con Punta del Este, quindi Cape Town, in Sudafrica, poi tre porti in Oceania prima dell’arrivo in Vietnam, cui seguiranno due toccate cinesi. Quindi la tappa più temuta: «Da Qingdao, in Cina, a Washington. Un mese di navigazione: incontreremo temperature di un grado e onde fino a venti metri – descrive Lorenzo -. Sarò equipaggiato con una tuta stagna, perché quello del circumnavigatore è uno dei ruoli più esposti». Il nuovo attraversamento transoceanico alla volta di Oban, in Scozia, poi l’arrivo a Londra appariranno a quel punto quasi formalità.

Le insidie in allenamento

«In realtà un assaggio di quanto insidiosa possa essere la vita a bordo lo abbiamo avuto proprio in allenamento, nelle acque britanniche – rileva Gaudenzi -. Un collega dell’equipaggio è stato colpito dalla cima che regola l’angolatura della vela. Gli ha fracassato il braccio. Eravamo a sei ore dal primo porto, con uno dei nostri compagni con una frattura esposta. Certo, avevamo e avremo un medico di bordo: un esperto chirurgo urgentista. Ma non disponevamo ancora di tutta l’attrezzatura sanitaria per la competizione».

Così, con onde di sei metri, una vedetta della Guardia Costiera Reale ha accostato il Clipper e due medici sono saliti a bordo per portare le prime cure.

«È stato uno stress test veramente probante: lo skipper ha avuto i nervi saldi e tutti abbiamo seguito le procedure alla perfezione. Sarà fondamentale – conclude Lorenzo Gaudenzi – di qui al luglio prossimo». Con la speranza di arrivare in porto per primi.

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