Russi, carte false per il permesso di soggiorno: 21 nigeriani nei guai

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Le motivazioni per la richiesta di permesso di soggiorno, o di rinnovo dello stesso, potevano essere le più disparate: c’era chi faceva domanda di protezione sussidiaria e chi di semplice protezione internazionale, chi puntava a un permesso di lavoro autonomo o subordinato, chi faceva istanza di asilo politico e chi adduceva motivi umanitari. In tutti questi casi, però, i documenti necessari per l’ottenimento del permesso di soggiorno non sarebbero stati affatto validi. In particolare, l’ipotesi di reato configurata per uno dei ventuno nigeriani coinvolti nella vicenda, finita in questi giorni davanti al gup Sabrina Bosi, è quella di avere operato falsificazioni e alterazioni sulle dichiarazioni di cessione in locazione e di consenso all’ospitalità firmate dal proprietario di un immobile di Russi, ora individuato come parte offesa insieme allo Stato italiano: documenti sui quali, all’identità della persona realmente ospitata dall’uomo, sarebbero stati sostituiti in decine di occasioni i nomi dei cittadini extracomunitari a cui si sarebbe così cercato di procurare illecitamente il permesso. Questi, a loro volta, avrebbero fornito i propri documenti al presunto regista dell’operazione dandogli così modo di formare i documenti contraffatti. Stratagemmi che sarebbero stati ripetuti più e più volte nel corso degli anni ma con particolare intensità tra 2019 e, soprattutto, 2020, ma sempre prendendo come punto di riferimento quell’immobile ubicato a Russi. In un caso vi sarebbe anche stato chi, nonostante il piano fosse stato già attuato più volte, non è comunque riuscito a ottenere il rinnovo poiché presentatosi in Questura con una fotocopia e non con il documento originale necessario per avanzare la richiesta, che in questo episodio specifico, risalente al gennaio del 2020, sarebbe stata finalizzata a ottenere un permesso per lavorare in Italia. Altra ipotesi di reato formulata dalla Procura (titolare del fascicolo è il sostituto procuratore Silvia Ziniti) riguarda l’ingiusto profitto che il presunto capofila delle manomissioni avrebbe tratto da tale giro di documenti falsi: insomma, si sospetta che, per alterare le dichiarazioni originali del proprietario dell’immobile, l’uomo si sia fatto pagare da coloro che ne avrebbero giovato.

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