Romeo Neri, una leggenda sportiva legata per sempre allo stadio di Rimini

Sul prato della Sartona, dove un tempo sorgeva l’ippodromo Flaminio, nel 1934 fu inaugurato lo stadio polisportivo del Littorio, progettato dall’ingegnere Virginio Stramiglioli, capo dell’ufficio Tecnico del Comune di Rimini. Quello stesso ufficio Tecnico in cui nel secondo dopoguerra sarà impiegato anche il campione olimpionico Romeo Neri, che dopo la morte avrà l’onore di dare il proprio nome allo stadio cittadino.


Pompiere a Rimini

In precedenza, prima e durante la guerra, aveva fatto parte del civico Corpo dei Vigili del Fuoco di Rimini con i gradi di maresciallo e sottotenente. Impieghi pubblici nella sua Rimini che aveva preferito a Hollywood. Sì perché a Los Angeles il ginnasta riminese Neri era salito alla ribalta vincendo tre medaglie d’oro alle Olimpiadi del 1932 (concorso generale individuale, a squadre e parallele). In quell'occasione, e in virtù dell’agilità dimostrata, la Metro Goldwyn Mayer lo ingaggiò per un’esibizione e poi gli propose un ruolo da attore nella serie di Tarzan. Al set cinematografico e alla celebrità Neri, persona schiva e modesta, preferì il sudore della palestra. Prima di diventare un campione della ginnastica, Neri (nato il 26 marzo 1903) si era cimentato con buoni risultati in altri sport. Innanzitutto nel nuoto, ma non nel natio Mare Adriatico bensì in quello Ligure, classificandosi al terzo posto nella traversata del Golfo di La Spezia, dove si era provvisoriamente trasferito in cerca di lavoro. Altri successi arrivarono a Senigallia e in piscina a Bologna. Era veloce non solo in acqua ma anche in pista dove conquistò il bronzo sui 400 metri piani ai campionati italiani giovanili di atletica leggera.


I primi successi con la Libertas

A 17 anni iniziò a praticare anche la ginnastica che nel 1925, terminato il servizio militare, abbracciò definitivamente su impulso di Giovanni Balestri, istruttore della Unione Sportiva Libertas Rimini. Già l’anno seguente impose le proprie qualità al Concorso internazionale di Cagliari. Nel 1928 si affermò al Trofeo Braglia di Modena, al Gran premio Brunetti di Bologna, al Criterium degli Assi di Torino, alla Coppa Bustese e soprattutto partecipò alla sua prima Olimpiade. Ad Amsterdam conquistò l’argento alla sbarra, il quarto posto agli anelli e si classificò quarto nella classifica generale individuale. Nello stesso anno conquistò il primo dei quattro titoli italiani nel concorso generale (1928, 1929, 1930 e 1933). Gli impegni sportivi ad altissimo livello lo costrinsero nel 1929 a lasciare il lavoro nei pompieri di Rimini (sarà riassunto nel 1933 per poi dimettersi definitivamente nel 1945).


Campione olimpico

Passò alla Forti e Liberi di Forlì e alla storica palestra di Campo Ustrino si allenò in preparazione dei Giochi Olimpici di Los Angeles (1932) dove la squadra di ginnastica italiana partecipò sotto la guida dal celebre modenese Alberto Braglia (tre ori olimpici) che con il riminese Neri condividerà l’onore di essere uno dei pochi sportivi, non legati al mondo del calcio, a cui sarà intitolato lo stadio della propria città. Le prove di ginnastica si disputarono al Memorial Coliseum dall’8 al 10 agosto. Le già citate tre medaglie d’oro, oltre ad un quarto posto nel corpo libero, fecero del ginnasta romagnolo il simbolo azzurro di quella spedizione americana. Dopo il secondo posto assoluto ai Mondiali di Budapest (1934) Neri non riuscì, però, a confermarsi alle Olimpiadi di Berlino (1936), vittima di un infortunio al bicipite del braccio destro nel corso di un esercizio.


Dinastia di ginnasti

La carriera di Neri proseguì difendendo i colori azzurri in numerosi incontri internazionali che mettevano di fronte l’Italia alle varie rappresentative di Ungheria, Austria e Germania. In particolare ottenne il primo posto nell’incontro di Budapest del 1938. Continuò a gareggiare fino al 1941 per poi diventare istruttore federale a partire dai Giochi del Mediterraneo del 1951 e fino al 1958. Nel 1952 guidò l’Italia alle Olimpiadi di Helsinki a cui prese parte anche il figlio Romano il quale, in seguito, condurrà la palestra intitolata al padre a Rimini. A distanza regolare di altri 20 anni Patrizia, figlia di Romano, porterà ancora il nome di Neri ai Giochi di Monaco del 1972. Il nonno Romeo non avrà però la soddisfazione di vedere in pedana anche la nipote, in quanto morì prematuramente a 58 anni il 23 settembre 1961 all’Ospedale Infermi di Rimini dopo una rapida malattia che stroncò il suo fisico ancora atletico. Il presidente della Federazione Ginnastica d’Italia, Guido Ginanni, dispose che i funerali si svolgessero a spese della Federazione stessa, quale ultimo tributo “all’eccelso campione Romeo Neri, gloria della ginnastica italiana”. Oggi il suo nome è tra quelli dei 100 atleti italiani che lastricano il pavimento della “Walk of Fame”, inaugurata il 7 maggio 2015 al Foro Italico di Roma dal presidente del Coni Giovanni Malagò.

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