Romagna culla dell'anarchia. Dove se non qui?

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Pur nelle varie declinazioni politiche e di lotta, i nomi di tanti romagnoli furono indomiti protagonisti dell’anarchismo internazionale? Quali furono le ragioni storiche e sociali? In Ceppo e mannaia (anarchici e rivoluzionari romagnoli nel mondo (Interno 4, Rimini, 2022), titolo che riproduce il tipico motto di saluto degli anarchici romagnoli dei periodo, l’autore Miro Gori racconta le storie di tredici anarchici, protagonisti di gesta e azioni rivoluzionarie in tutto il mondo, tra Ottocento e Novecento. Alcuni noti, come Andrea Costa, Amilcare Cipriani e Armando Borghi, altri giustamente riesumati dall’oblio come Pietro Cesare Ceccarelli e Carlo Valdinoci. L’autore presenterà il volume il 2 febbraio alle 21 alla Biblioteca Baldini di Santarcangelo in dialogo con lo storico Stefano Pivato.

Gori, la Romagna fu la culla dell’anarchismo?

«Se non l’unica culla della prima Internazionale anarchica in Italia, fu certamente la principale. E non a caso tenne il suo congresso di fondazione a Rimini, nel pieno della stagione turistica, dal 4 al 6 agosto del 1872. Le ragioni sono molteplici. La prima è sicuramente di tipo economico e sociale. Ma non basta. In Romagna è molto forte il movimento mazziniano e garibaldino e molti di coloro che partirono con Garibaldi non provenivano da ceti più o meno benestanti, ma dalle fasce più povere della popolazione. Così, quando le idee socialiste cominciano a circolare, trovano un movimento già pronto dove attecchire spostandolo, come si dice, a sinistra. Infine, quando Mazzini attacca la Comune, molti dei suoi seguaci che invece la ammirano sono pronti a passare al socialismo. Non si dimentichi infine la propensione romagnola alla socialità che favorisce la formazione di organizzazioni politiche».

Perché in Romagna ebbe così largo seguito la componente bakuniana dell’anarchismo?

«A quanto detto poc’anzi, si può aggiungere che in Romagna non esiste una classe operaia , e che anche questo favorisce il movimento anarchico. Lo scontro a quel punto è tra i marxisti, cioè gli autoritari, almeno dal punto di vista anarchico, e i “riministi” cioè gli anti autoritari, gli anarchici. Chissà quale sarà stata la reazione di Marx quando si vide opposto a una piccola città di provincia?».

Anche Giovanni Pascoli in gioventù fu poeta anarchico e «dinamista».

«Per far passare l’idea che egli fosse “il poeta della bontà”, occorreva cancellare anzitutto il suo ateismo, per la bigotta sorella Mariù irricevibile, ma pure l’anarchismo giovanile, o quanto meno farli passare come errori di gioventù dovuti a cattive compagnie. In realtà, come è stato dimostrato in seguito, soprattutto a partire dal convegno sammaurese intitolato “Pascoli socialista”, Pascoli per un certo periodo fu il braccio destro di Andrea Costa e militante rivoluzionario in servizio permanente effettivo. Con punte nichilistiche, come quando partorì il progetto, non portato a compimento, di scrivere il romanzo I dinamisti cioè “i dinamitardi”, dove un ribelle avrebbe compiuto l’atto terroristico globale facendo esplodere il mondo».

Una grande figura femminile dell’anarchismo fu la ravennate Luisa Minguzzi (1852-1911).

«Era molto difficile in quei tempi (resta anche oggi più difficile rispetto agli uomini) per una donna farsi largo nel mondo della politica. Anche tra gli anarchici che professavano l’eguaglianza assoluta, anche tra i sessi, ma poi, essendo stati cresciuti nell’ordine patriarcale, spesso ne rimanevano prigionieri. Luisa Minguzzi , legata a Francesco Pezzi, si conquistò un posto di rilievo con rigore, estrema coerenza e coraggio. Spesso mostrandosi più spavalda o, da un altro punto di vista, meno prudente dei suoi compagni. Forse proprio perché partiva da una condizione d’inferiorità sociale. Tra le sue tante imprese va almeno ricordata la pubblicazione del Manifesto a tutte le operaie d’Italia nella “Plebe” del 16 ottobre 1876, una precoce azione “femminista”».

Perché ha definito Mario Buda come «il vendicatore»?

«A Buda, savignanese, viene attributo il famoso attentato di Wall Street. Odioso, criminale, per le decine morti innocenti e feriti che provocò, ma dal forte valore simbolico, l’attacco al simbolo del capitalismo; e provocato da una delle più vergognose pagine della “giustizia”, per così dire, negli Usa: la cattura e incriminazione di Sacco e Vanzetti che Buda definisce i migliori amici che aveva in America. Insomma, a quanto pare, quando Buda venne a sapere dell’incriminazione dei due compagni, al culmine di una serie di azioni ferocemente repressive contro gli anarchici e i socialisti, decise di vendicare loro e tutte le vittime del potere politico ed economico americano».

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