Romagna "culla" del fascismo e della Resistenza

Si continua a discutere di “fascismo” e “fascismi” al “900fest” organizzato a Forlì dalla Fondazione Lewin. Oggi il “Festival di Storia del Novecento” parte dal rapporto tra Mussolini e la Romagna. Alle 9.30 a Palazzo Romagnoli, Domenico Guzzo propone infatti la relazione “I tre amici-nemici della vallata: Mussolini, Arpinati, Bombacci”. Brunella Dalla Casa presenta “Dallo squadrismo della prima ora alla scelta antifascista. La vicenda di Leandro Arpinati”. Giovanni Tassani racconta la vicenda di “Due diplomatici all’avvento del fascismo: Raniero Paulucci di Calboli e Giacomo Barone Russo”. Mentre Dino Mengozzi si sofferma su “Il primo antifascismo in Romagna: l’Uli, il Pil e i Generali inglesi”. Singolare la vicenda affrontata da Guzzo: amici fin dalla Prima guerra mondiale, Mussolini, Bombacci e Apinati erano nati a pochi chilometri di distanza, fra Dovia e Civitella di Romagna e muoiono tutti nel 1945 a pochi giorni di distanza. «Arpinati, fascista della prima ora, negli anni Trenta rompe con Mussolini – riassume Guzzo – ma per il suo passato quasi a fine guerra viene ucciso dalla Resistenza. Bombacci, comunista, all’inizio è acerrimo oppositore del fascismo, poi si avvicina a Mussolini, tanto che condivide la fine del Duce a Dongo e con lui è esposto a piazzale Loreto. Con loro, Torquato Nanni, di Santa Sofia, rimasto fedele all’ideale socialista, e ucciso con Arpinati nella tenuta di quest’ultimo da partigiani gappisti».
È forse meno noto l’episodio esaminato da Dino Mengozzi: «Una trentina di alti ufficiali britannici tra i quali 11 generali, fugge sull’Appennino sopra Santa Sofia dopo l’8 settembre 1943, si rifugia a Camaldoli, poi i monaci li collocano presso famiglie sicure, a Seghettina a Strabatenza. Il diario del generale Philip Neame, già comandante del fronte mediorientale, testimonia l’opera della rete antifascista, che aveva permesso il salvataggio. Anzi, questa fonte insospettabile rivela la presenza nella Resistenza di vecchi leader popolari e il forte impatto dell’Unione lavoratori italiani (Uli) e del Pil, il Partito italiano del lavoro, sorti in Romagna ben prima della caduta del fascismo e caratterizzati da un variegato orientamento liberal-socialista e repubblicano, e da un cattolicesimo sociale. Questa rete di oppositori al fascismo arriva a disporre nella primavera del 1944 di un’ala militare, nel gruppo di Silvio Corbari e nel Gruppo Romagna di Libero, entrambi intenti a costruire un esercito antifascista in collegamento con gli Alleati».
Sempre a Palazzo Romagnoli, alle 15.30 Matteo Lo Presti prende spunto dal volume di Ernesto Rossi “I padroni del vapore e il fascismo”, mentre alle 16.30 Michele Finelli coordina il dialogo tra Paola Salvatori e Giovanni Scirocco su “Neutralismo, interventismo e avvento del fascismo”. Gli studiosi esaminano l’intreccio di cause che porta all’affermazione del fascismo: la frustrazione dei reduci della Grande guerra, la nascita dell’esperienza degli Arditi, il peso del neutralismo dei socialisti, i controversi effetti della mancata repressione degli scioperi e delle agitazioni del 1919-20 che in qualche modo allarma l’opinione pubblica borghese e la “prepara” all’avvento del fascismo.
Infine, alle 20.45, la sala San Luigi ospita la “prima” nazionale di “Spell your name” del regista ucraino Serhii Bukovskyi, docufilm prodotto da Steven Spielberg e Victor Pinchuk e realizzato con testimonianze raccolte nell’Usc Shoah Foundation Institute Archive e con materiali girati nell’Ucraina contemporanea. Libero. Info: 0543 36698