Rolfo, Cri: "Violata la quarantena fiduciaria"

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«Le segnalazioni sono state fatte, sia per la violazione dell’obbligo di quarantena fiduciaria sia per i precedenti episodi aggressivi di cui è stato purtroppo protagonista». Rita Rolfo, presidente della Croce rossa italiana di Rimini, fa chiarezza sulla situazione di Duula Somane, il 26enne somalo che ha accoltellato cinque persone sabato sera, tra cui un bimbo di sei anni, e che era stato accolto, da richiedente asilo, nella struttura riccionese gestita proprio dalla Cri. «Intanto - spiega - questo ragazzo era con noi dal 25 agosto scorso, quindi da neanche una ventina di giorni».

Isolamento e lezioni online

Detto questo, Rolfo non si ferma e precisa: «Somane era stato portato da Bologna e da noi era in transito, aveva iniziato un percorso, come da procedura, per una integrazione, a cominciare dalle lezioni di italiano». Lezioni, particolare non trascurabile, che «il giovane stava seguendo online perché aveva l’obbligo di quarantena fiduciaria, poiché arrivato dall’estero». Il 26enne era infatti reduce da due anni in Svezia e doveva quindi rispettare il protocollo della quarantena fiduciaria, che ha quindi violato uscendo dalla nostra struttura».

Niente coercizioni

La presidente della Croce rossa però sottolinea che «le segnalazioni sono state fatte alle autorità competenti e noi quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto: il nostro è luogo di accoglienza e reinserimento, il ragazzo sarebbe stato ricollocato in un’altra realtà e noi fino a quel momento abbiamo l’obbligo di aiutarlo nell’inserimento ma non possiamo limitare la libertà di nessuno». In sostanza, ribadisce, «non potevamo dirgli di non uscire e di non andare dove voleva, non possiamo usare nessuno strumento coercitivo, questo deve essere chiaro, non siamo dei guardiani, ma potevamo segnalare e lo abbiamo fatto, anche quando ci sono stati degli atti aggressivi da parte sua».

Oltre duecento accoglienze

Rolfo, nonostante questi episodi, ammette che «non era prevedibile che accadesse un fatto del genere, posso assicurare che nella nostra struttura ci sono ora una trentina di persone e nel tempo ne sono passate oltre duecento, e mai era capitato qualcosa di vagamente simile, anche se è chiaro che le situazioni da gestire non sono sempre facili, visto che ci sono individui anche problematici che hanno vissuto nei loro paesi delle violenze o delle situazioni che noi ignoriamo, ma la maggior parte delle persone che abbiamo accolto sono state inserite grazie proprio ai nostri percorsi».

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