Rogo all'Antarex a Faenza: l'ipotesi del dolo e di un gesto seriale

Faenza

Non ci sono tracce riconducibili a possibili inneschi casuali, e nemmeno segnali che potrebbero classificare l’incendio all’Antarex come accidentale o di origine colposa. Così la pista delle indagini si orienta verso ipotesi più inquietanti, che non escludono la possibilità che il rogo che lo scorso 26 gennaio ha devastato il magazzino al civico 276 di via Proventa possa essere collegato ad altri incendi avvenuti nelle vicinanze nell’ultimo periodo.

Ed è per fare il punto sul fascicolo al momento a carico di ignoti che ieri si è tenuto uno specifico vertice in Procura.

Il rapporto sull’incendio

A dare un più chiaro orientamento circa l’origine dell’innesco ci ha pensato il Niat dei vigili del fuoco di Bologna, specifico nucleo investigativo antincendi, al quale il sostituto procuratore Silvia Ziniti ha affidato il compito di setacciare eventuali tracce rimaste nel capannone andato a fuoco.

La relazione è stata depositata in questi giorni ed esclude dall’alveo delle possibili cause mozziconi di sigaretta, prese elettriche o surriscaldamento di materiale infiammabile.

Ci si interroga allora su che cosa abbia scatenato le fiamme, divampate intorno alle 22. Stando a quanto già trapelato, l’incendio si sarebbe sviluppato in un’area del magazzino affittata dall’Antarex alla Atim srl, società specializzata in attrezzature per ufficio, fra le quali fotocopiatrici e stampanti, anche di grandi dimensioni con tanto di toner e utilizzo di materiale plastico, con sede legale a Roma e distaccamenti in Campania e Abruzzo. Da appena sette mesi era approdata pure a Faenza, subaffittando parte dei propri spazi a un’ulteriore ditta svizzera, la Emiro Holding, dedita al commercio di abiti da sposa. Il rogo si sarebbe sviluppato proprio a ridosso del muro in cartongesso che separava i due ambienti.

Incendi messi in correlazione

Le indagini proseguono a tutto campo. Ma è proprio alla luce del recente documento depositato dai vigili del fuoco che potrebbero prendere a breve direzioni mirate. Non si esclude, insomma, che a breve vengano notificati i primi avvisi di garanzia. Parallelamente l’attenzione degli inquirenti è orientata ad esaminare altri incendi che si sono verificati in zona nell’ultimo periodo.

Il 10 novembre 2019, lungo la stessa via, andò a fuoco un furgone della Mokadoro nel piazzale. L’origine: dolosa. Nel settembre dell’anno successivo, invece, altri due capannoni (uno della Yenka e l’altro della Maa.bat.) sono a loro volta bruciati. E naturalmente c’è la Lotras, carbonizzata nell’agosto di due anni fa. Per il momento non ci sono elementi concreti per stabilire una connessione tra gli eventi. Ma gli accertamenti condotti dalla Squadra Mobile proseguono senza trascurare nessuna pista, dal racket delle estorsioni a possibili manovre orientate verso le polizze assicurative. E proprio sul versante economico è operativa anche la Guardia di finanza, interpellata per fare luce su eventuali ombre nei conti delle società coinvolte.

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