Collaborare insieme con follia crea un’alchimia dagli esiti persino strepitosi; è un connubio che in Romagna ha fatto nascere il Rockin’1000 sognando i Foofighters; e che, otto anni dopo, mobilita “Rockin’1000 for Romagna”, sabato 29 luglio alle 21 allo stadio Manuzzi/Orogel di Cesena. Con volontà di riportare questa terra, dopo la disastrosa alluvione, di nuovo verso il sole sulle ali del rock. Fabio Zaffagnini (1976) da Fusignano, trapiantato a Cesena dopo aver girato mezzo mondo da geologo ricercatore, rimane il faro motore, il facilitatore capace di allargare, collegare, fare interagire una comunità di persone di cinque continenti per avvicinare ogni singolo al proprio sole, e creare il sole di tutti.
Di Zaffagnini, nel 2015 fu il video corale di “Learn to fly” per invitare i Foofighters; poi Dave Grohl arrivò al teatro Verdi di Cesena. Nel luglio 2016 il primo grande concerto Rockin’1000 allo stadio di Cesena, nel 2023 il secondo nello stesso Manuzzi, dopo la tragedia di maggio.
Fabio, cosa aggiungere?
«Che il legame di Rockin’1000 con Cesena e la Romagna continua a essere fortissimo. Al di là della raccolta fondi che verrà suddivisa a metà fra le province di Ravenna e di Forlì-Cesena, vogliamo lanciare un segnale di ripartenza della Romagna. Credo che, con la nostra possibilità di raccontare questo concerto realizzando video che girano tutto il mondo, sia un bel modo per comunicare la Romagna».
Quale Rockin’1000 si rivedrà al Manuzzi sette anni dopo?
«Sicuramente un Rockin’1000 più maturo. In questi anni abbiamo imparato tante cose; dopo quel grande esperimento riuscito, questo sarà un evento più evoluto, curatissimo musicalmente, consapevoli dei pezzi giusti da suonare. Con musicisti che c’erano già allora e che ci seguono ad ogni concerto, ma con tanti musicisti nuovi, e altri che vengono da paesi lontani come Messico, Brasile, Stati Uniti, per vivere questa esperienza e conoscere Cesena. La motivazione, molto sentita, ci ha permesso di avere personaggi come Lodovica Comello, Daniel Plentz dei Selton, Rodrigo d’Erasmo di Afterhours, la special guest Diodato».
La scaletta?
«Fra i pezzi di punta c’è Bohemian Rhapsody dei Queen, musicalmente uno dei più difficili della storia della musica rock, dopo Madrid e Roma posso dire che ci riesce straordinariamente bene; anche perché la parte lirica dei cori, che i Queen mandavano registrata, noi la faremo tutta dal vivo. Sarà emozionante. Diodato, che ha una voce pazzesca, canterà un medley dei Radiohead. Suoneremo “Romagna mia” in mille che era un po’ il sogno di Raoul Casadei che esaudiremo, e poi tanti pezzi dai Coldplay ai Muse, ovviamente i cavalli di battaglia di Foofighters e Nirvana e anche il nostro primo inedito targato Rockin’1000, “How we roll” uscito due mesi fa, per il quale abbiamo coinvolto Nic Cester dei Jet».
Otto anni dopo, il modello Rockin’ 1000 è copiato?
«Ci sono emuli coraggiosi che hanno provato a farlo in Russia, Germania, Giappone, però è difficile fare funzionare questa macchina. Richiede una gestione molto complessa, professionalità di tipologie diverse e distanti, dalla produzione di eventi alla gestione di community, sviluppo informatico di app per gestire persone e sito web, competenze di marketing… È molto costoso, le produzioni dei concerti del Rockin’1000 costano quanto quelle di gruppi e rock star che riempiono gli stadi».
Come si è evoluto Rockin’1000 dopo aver messo a punto tanta complessità?
«Con un modello di business; dopo il video dei Foofighters sorretto dal sogno folle di invitarli a suonare a Cesena, ci siamo autoproclamati come band e gestito la community in modo diretto; per riuscire a produrre eventi importanti ci siamo appoggiati a promoter esterni, un po’ come fanno le band quando vendono il loro spettacolo; una scelta che ci ha permesso di sconfinare dall’Italia, con i concerti».
Come continua il sogno?
«Investendo sulla community del Rockin’1000, oggi più di 70 mila. Persone che al di là dell’esperienza del concerto desiderano incontrarsi, suonare, vivere la musica nella quotidianità. Stiamo sviluppando attività per chi vuole vivere la musica attraverso Rockin’1000, tramite la nostra app che permette di insegnare brani da preparare, per creare occasioni per ritrovarsi in un pub o in una sala prove. Sogno di creare una rete di centinaia di migliaia di persone che grazie a noi hanno modo di coltivare la propria passione, incontrandosi, mettendosi insieme, facendo qualcosa di appagante».
Info: www.rockin1000.com
Una famigliadi 30 personepiù… 70mila
«Oggi Rockin’1000 è più che una band. È una famiglia, una community. Amatori, professionisti, volontari, bambini, uomini e donne, non importa la provenienza, l’etnia, l’orientamente sessuale o l’estrazione sociale, quello che conta è fare musica e volersi bene. Non sappiamo dove ci porterà tutto questo, ma i piani sono quelli di esplodere come un fungo nucleare del Rock, creare vallate di pelle d’oca e toccare il cuore dell’umanità intera (troppo esagerato forse? naaaa!)». Questo si legge sul sito di Rockin’1000. Ma dietro le quinte chi c’è? Zaffagnini è il Ceo; Claudia Spadoni la General manager; Cisco è President & Administrative manager; Maria Grazia Canu è Media relation & Pr Manager; Martina Pieri è Responsabile marketing. Questi i dirigenti: ma in totale lo staff è di oltre una trentina di persone.