Le Rocche Malatestiane: Tre bicchieri in cooperativa

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CORIANO. Nella lista, piuttosto ristretta quest’anno, dei vini romagnoli premiati dalla Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, che nel settore è ancora quella più seguita e influente rispetto all’opinione dei lettori, è l’unico vino di una cantina cooperativa a salire sul podio dei “Tre bicchieri”, si chiama Tre Miracoli, prodotto nel Riminese dalla cantina Le Rocche Malatestiane di Coriano.
La cantina
L’azienda cooperativa non è nuova a questo tipo di riconoscimento, e sempre se li è guadagnato con un Sangiovese. Una scelta precisa della guida, quella di leggere, ormai da qualche anno, il territorio romagnolo del vino come espressione di una duplice anima produttiva che vede le grandi cooperative e i loro grandi numeri, e cantine medio piccole, o anche piccolissime, convivere sullo stesso mercato. In questo caso parliamo di una azienda con 400 soci, che produce ogni anno una media di 700mila bottiglie e in listino ha 35 referenze, che esporta sempre di più, soprattutto in Inghilterra, Giappone, Germania. Ma che, appunto, differenzia le produzioni e presta attenzione al territorio.
Il premio
Il Gambero valuta da sempre come primo elemento la qualità in bottiglia, la correttezza e piacevolezza del sorso, e vuole far sapere che questo può trovarsi anche laddove i numeri sono consistenti. Certo Le Rocce malatestiane con i suoi circa 400 soci e 800 ettari vitati di produzione non è la cooperativa vinicola della Romagna. È certamente quella che prima di altre ha puntato sulla mappatura dei propri territori, lo fece da 2010 con l’enologo Francesco Bordini, con l’obiettivo di salvaguardare l’identità dei singoli territori anche in bottiglia, vinificandone separatamente le uve. Perché se una cosa il Sangiovese sa fare è rendere conto del territorio su cui è cresciuto. Questo succede con il “Tre Miracoli” che per l’annata 2018 ha ottenuto i Tre bicchieri, ma prima era toccato già anche al Sigismondo che lo stesso premio lo ha portato a casa per due anni consecutivi nelle precedenti annate. «Insieme ai soci ed alla cantina, si è ripartiti dalla scelta dei vigneti più vocati e dal voler mantenere distinte le tre identità del sangiovese delle colline riminesi: la potenza del sangiovese Sigismondo prodotto dalle vigne di Coriano su argille rosse, i profumi intensi e fruttati de I diavoli, sangiovese dalle vigne di San Clemente coi vigneti su argille grigie, e l’eleganza e sottigliezza del sangiovese proveniente dalle zone più alte di Verucchio e Poggio Torriana, caratterizzate da suoli sciolti di sabbie e gessi, che per il nostro territorio sono un po’ un unicum, il premiato Tre Miracoli» spiega ancora Elena Piva. È effettivamente un sangiovese che respira il mare, lontano dall’idea potente di questo vitigno anche nel colore, che porta più fiori che frutto al naso e in bocca una sapidità piacevole. Non a caso i soci produttori per festeggiare lo hanno abbinato a piada e sardoncini, perché a Rimini sulle tolde delle barche e nelle osterie il sangiovese col pesce un tempo si beveva e, con la bottiglia giusta, è un abbinamento che dovrebbe avere nuova fortuna. E in più racconta una storia, il vino per fortuna lo fa sempre più spesso in Romagna, quella del cipresso ultra secolare di San Francesco, che è tratteggiato sulla sua etichetta, che la leggenda vuole nato per un miracolo, non il solo, del santo sul territorio.

La Romagna è un territorio che la Guida del Gambero Rosso definisce “dialettico”, proprio in virtù della compresenza di realtà cooperative vinicole molto grandi e piccoli o piccolissimi produttori. Il quadro complessivo però è dato in evoluzione, e in effetti così è, con un crescere sempre più preciso delle sottozone del Sangiovese, sul quale restano concentrate le maggiori energie, in cui i produttori cominciano lentamente a credere, e a valorizzare con un racconto più puntuale del territorio. La qualità già da tempo ha preso piede in moltissime realtà, quello che manca è forse un respiro più internazionale, che sappia portare la Romagna di alta qualità, oltre il confine. Ma nella lista dei premiati non ci sono solo Sangiovese. Eccoli: Romagna Albana Secco Vitalba 2018 della cantina Tre Monti di Imola. Ben tre etichette del territorio di Predappio: Romagna Sangiovese Predappio Il Sangiovese 2018 di Noelia Ricci (Tenuta Pandolfa), Romagna Sangiovese Predappio Le Lucciole Riserva 2016 di Chiara Condello, Romagna Sangiovese Superiore Predappio di Predappio Vigna del Generale Riserva 2016 di Fattoria Nicolucci. Due i premi del Riminese: il Romagna Sangiovese Superiore Tre Miracoli 2018 de Le Rocche Malatestiane, appunto, e il Romagna Sangiovese Superiore Avi Risserva 2016 di San Patrignano; quindi dai colli di Roncofreddo il Romagna Sangiovese Superiore Primo Segno 2017 di Villa Venti. Per dare uno sguardo oltre, ecco invece i premi in Emilia dove spopola il lambrusco: Callas Malvasia 2017 di Monte delle Vigne, Lambrusco di Sorbara del Fondatore 2018 Cleto Chiarli Tenute Agricole, Lambrusco di Sorbara Leclisse 2018 Alberto Paltrinieri, Lambrusco di Sorbara Vigna del Cristo 2018 di Cavicchioli, Reggiano Lambrusco Brut Cadelvento Rosé 2018 di Venturini Baldini, Reggiano Lambrusco Concerto 2018 Ermete Medici & Figli.

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