Robertò Andò dirige "Ferito a morte" di La Capria a Cesena

Archivio

C’è un flusso di sentimenti che avvolge e coinvolge lo spettacolo al teatro Bonci di Cesena, da stasera alle 21 a domenica 29 gennaio (ore 16).

È “Ferito a morte” tratto dall’omino testo di Raffaele La Capria (scomparso nel giugno scorso alla soglia dei 100 anni), romanzo che nel 1961 vinse il Premio Strega; riconoscimento ottenuto nel 2021 (con “Due vite”) dallo scrittore Emanuele Trevi (1964) che ha adattato il romanzo per il teatro.

Il regista Roberto Andò (1959) noto cineasta, l’ha portato sul palcoscenico in uno spettacolo per sedici attori.

Nell’estate 1943, durante un bombardamento a Napoli, Massimo De Luca incontra Carla Boursier; 11 anni dopo, estate 1954, parte per Roma. In questo lasso temporale si dipana la narrazione.

Ogni flash si riferisce a un anno diverso ma tutti avvengono in un’unica mattinata, nel vortice della mente di Massimo. Negli ultimi capitoli si riassumono i viaggi di Massimo a Napoli, la città dell’irraggiungibile Carla, del mare, della giovinezza.

Andò, perché ha voluto portare in teatro un testo di letteratura?

«Penso che nel nostro tempo, dopo le sperimentazioni del ’900, abbiamo capito che il romanzo e la letteratura spuria possono fornire, a volte, l’esca per fare spettacoli efficaci e darti libertà di linguaggio. Luca Ronconi è stato uno dei primi ad aprire una strada con il suo “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” da Gadda. Io ho messo in scena Pinter, Bernhard; credo nell’autore di teatro, ma credo pure nella possibilità di utilizzare un romanzo come chiave di accesso a un mondo, restituendolo al teatro».

Perché ha scelto proprio “Ferito a morte”?

«Perché è un romanzo che ha avuto la fortuna di diventare un classico; ancora oggi risponde e sollecita domande che hanno un senso, non sono rimaste vincolate all’epoca raccontata. Si occupa di un mondo e di temi vissuti da tutti: il senso delle amicizie, il primo amore. Analizza la borghesia napoletana del dopoguerra fino agli anni Cinquanta, forse per molti caratteri rimasta uguale. C’è quindi un fallimento, un senso di dispersione, di sciupio della vita».

Cosa l’ha convinta del racconto?

«Mi ha affascinato il fatto che fosse una resa dei conti. Il personaggio di Massimo (Andrea Renzi), che è il narratore, ingaggia una specie di resa dei conti col proprio luogo di origine, Napoli; tutti noi abbiamo un luogo d’origine con cui confrontarci e affrontare una resa dei conti. L’ho scelto inoltre per un motivo formale; La Capria lo ha scritto come i grandi scrittori del ’900, da Joyce a Faulkner a Virginia Woolf, e dunque con una struttura all’avanguardia, non con un tempo lineare ma con un intreccio di tempi. Per me è una struttura affascinante, pure infida e difficile, perché può costituire una lingua teatrale non convenzionale».

Ma come rendere la complessità letteraria nella fissità del palcoscenico?

«Era una scommessa raccontare un luogo mentale, la penombra della mente di un personaggio che accoglie al mattino le voci di famiglia che poi diventano voci di altri momenti della vita. Così abbiamo creato un luogo che cambia, che diventa casa, terrazza, circolo nautico, caffè, addirittura una scogliera con la presenza del mare. È un dispositivo complesso, ma è semplice e magico per la fruizione, è come se ci conducesse dentro al flusso».

Fra i suoi incontri memorabili c’è stato anche quello con Fellini.

«Ne racconto nel mio libro “Il piacere di essere un altro” (La Nave di Teseo); fu Gianni Arduini, aiuto regista del maestro a chiamarmi come assistente di Fellini, insieme ad Andrea De Carlo, per “E la nave va”. Un film di venti e più settimane di lavorazione, oggi negli stessi giorni si fanno 3, 4, forse 5 film. Ricordo la sua libertà, il modo di costruire sul set un mondo con una grammatica tutta sua. Si sa che girava in studio; ma nei primi tre giorni girammo in un posto dal vero, per ambientare il porto. Fellini vide i materiali, non gli piacquero e rifacemmo tutto allo Studio 5 di Cinecittà».

Info: 0547 355959

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui