Rizoma, l'etica e la terra. Quando l'orto insegna l'attesa

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RIMINI. L’ultima raccolta di olive è già diventata olio nuovo. La distesa di cavoli è pronta per essere raccolta, un po’ alla volta, e tornare sia sui banchi del mercato che dentro alle cassette da consegnare a domicilio per tutto l’inverno o quasi. Martina Montevecchi ed Erica Rosata sono al loro secondo anno di vita condiviso da agricoltrici, e i sogni, quanto l’impegno, non mancano.


Ritorno alla terra
Per entrambe si è trattato di un cambio di vita, o meglio di un ritorno. In particolare per Martina che, dopo una laurea in sviluppo e cooperazione internazionale e un master di ricerca in human geography and planning che l’aveva portata fino in Olanda per qualche tempo, è tornata a casa. Volendosi concedere un futuro con più certezze ha pensato di riprendere in mano l’uliveto di famiglia sulle colline di Covignano e, in più, di recuperare alla produzione di ortaggi i campi un tempo condotti a seminativo dal nonno materno. Al suo fianco c’è stata fin dall’inizio Erica, anche lei con alle spalle una diversa esperienza professionale di educatrice, sua compagna anche nella vita. «Gli ulivi intorno alla casa dove viviamo li aveva in parte piantati mio nonno negli anni Cinquanta, in parte c’erano già. La produzione di olio si è sempre fatta, frangiamo le nostre olive di varietà leccino, frantoio e correggiolo, e quest’anno saranno una trentina di quintali, nel frantoio Pasquinoni non distante da qui – spiega Martina –. Mi sono informata e a quanto pare rientriamo non solo nel territorio della Dop, ma dovremmo averne anche i requisiti, quindi non è detto che nel tempo potremmo indicare anche questo in etichetta, ci stiamo lavorando». L’olio nuovo è fragrante e profumato, con una vena leggera di piccantezza, il rapporto qualità prezzo molto buono, e viene venduto sui banchi dei tre mercati riminesi dove Rizoma (così si chiama l’azienda agricola aperta formalmente nel 2018 da Martina) settimanalmente porta anche le proprie verdure: il mercoledì dalle 16 alle 20 alla mostra-mercato “I custodi del cibo” a Casa Madiba Network in via Dario Campana; il giovedì dalle 7 alle 14 al mercato SGR in via Chiabrera e il sabato dalle 7 alle 13 nel mercato di Santarcangelo in via Montevecchi (lato parcheggio Francolini). Ma i loro prodotti sono disponibili anche per i gruppi di acquisto, al momento riforniscono il riminese “A tutto gas”, e dalla scorsa settimana è ripresa la consegna a casa delle cassette su ordinazione.

L’orto e la cassetta
«La consegna della cassetta a domicilio ci consente di stringere relazioni e rapporti di fiducia con clienti nuovi che poi magari vengono anche al mercato –spiegano Martina ed Erica –. Per ora copriamo le zone di Rimini sud, Rimini nord e Santarcangelo e distribuiamo su diverse giornate le consegne. Di persona possiamo raccontare come produciamo, senza chimica, lavorando ogni giorno per rigenerare i suoli stessi su cui coltiviamo». Il grande orto di Rizoma, due ettari circondati da un’ampia cornice di erba medica che sta a protezione dei terreni separandoli dall’intorno, lo testimonia. Qui siamo più a valle, in pianura, in via Secchiano, intorno alla casa dei nonni oggi impraticabile, ma che nel tempo dovrebbe diventare proprio la casa di Martina ed Erica. La terra è già coltivata secondo i dettami del biologico, quindi niente diserbo e concimazione di sintesi, e se le pratiche per la certificazione sono in corso, quello che conta ed è evidente è l’etica che sta alla base del lavoro di questa coppia. Martina è impegnata anche come volontaria nell’associazione del mercato equo e solidale, forte della sua passione per le culture latino americane e dei suoi viaggi in Perù, cita il poeta, ambientalista e contadino americano Wendell Berry, colui per cui «mangiare è un atto agricolo» e che da lustri ormai predica la rigenerazione dei suoli come elemento fondante di una nuova agricoltura che abbia come obiettivo finale quello della salvaguardia della terra, oltre che della salute dell’uomo. «Evitare fatica nel campo usando la chimica non mi interessa, la chimica avvelena il terreno, quindi le verdure che ci crescono e chi le mangia – dice convinta Martina – noi veniamo dalla terra e ci torneremo, ci conviene rispettarla». Anche le erbe spontanee, o vengono strappate a mano o ridotte con le pacciamature, oppure vengono lasciate crescere se non danneggiano gli ortaggi, ma Martina le utilizza anche per le stesse pratiche in campo, facendone dei macerati per la rigenerazione del suolo che, oltre che con preparati naturali viene concimato solo con letame. A volte sono le stesse “erbacce” a venire proposte al banco di vendita. «Quante sono le erbe che non conosciamo più e che crescono spontaneamente? Tante – dice Erica –. Qui ne abbiamo molte, ad esempio la portulaca, o le rosole. Le raccogliamo e le portiamo al mercato, è anche questo un modo per riavvicinare le persone a uno stile di vita più rurale, oltre che a recuperare conoscenze che si erano perdute». Spontaneamente crescono poi alcuni dei prodotti stessi: ad esempio il topinambur, o le bietole che crescono e si autorigenerano da sole. Sul sito dell’azienda agricola poi, la stessa Erica, che mentre Martina si dedica alla coltivazione, si occupa prioritariamente della vendita e dei mercati, suggerisce anche le ricette per utilizzare le verdure di stagione.
Educazione alla stagionalità
Educare alle stagioni dell’orto è una di quelle cose che, comprando la “spesa in cassetta” si impara facilmente. «Serve un po’ di disponibilità a capire che in un campo non cresce sempre tutto allo stesso tempo – dice Martina, abituata ormai a ripeterlo alla clientela –. La cosa per cui ci criticavano di più all’inizio, quando abbiamo cominciato a portare i nostri raccolti al mercato, era proprio questo: non c’era abbastanza varietà. Ma la varietà c’è a ben guardare: di cavoli ne portiamo di tante varietà, cavolfiore, cappuccio bianco e rosso, cavolo nero, riccio, abbiamo cardi e finocchi… di pomodori, melanzane, peperoni e zucchine anche, quando è la loro stagione. Ma ogni stagione ha i suoi frutti, ora abbiamo cachi, susine prugne, giuggiole e melograni, amplieremo con pere e mele. In estate avremo di nuovo ciliegie, tante fragole, fragole e meloni, basta attendere, e variare». Martina ed Erica hanno già fatto molto in due anni appena, ma hanno progetti più ampi ancora, non solo per il proprio futuro insieme e magari per la loro casa comune, vogliono portare anche le loro precedenti professionalità nel progetto agricolo ed etico che hanno creato con Rizoma. «Un laboratorio per la lavorazione delle nostre materie prime, e la possibilità di ospitare da noi le persone, adulti e bambini per attività didattiche di conoscenza ed educazione alimentare», dicono insieme. Il cammino continua. INFO: 335 5818241

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