Rivoluzione comunitaria per fronteggiare i cambiamenti climatici

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Serve una rivoluzione comunitaria per fronteggiare i cambiamenti climatici. Un punto di vista ideale, rivolto in particolare agli adolescenti, per una nuova socialità fondata sull’uguaglianza e riportare il clima in uno stato favorevole agli esseri umani. È questo il contenuto alla base di “Clima in crisi: Una nuova socialità per la lotta al global warming” (L’Asino d’oro edizioni), libro uscito in questi giorni. Climate change, cambiamenti climatici, surriscaldamento terrestre: definita in molti modi, la crisi climatica che abbiamo di fronte è considerata dalla comunità scientifica e politica internazionale la più grande emergenza globale della storia recente. Le previsioni indicano che la situazione peggiorerà ulteriormente, con effetti talmente negativi che diventano difficili da prevedere in termini di impatti sulle nostre vite. Al lavoro di “Clima in crisi” hanno partecipato Simonepietro Canese, biologo marino, ora primo tecnologo alla Stazione Zoologica Anton Dohrn, Ugo Carlotto, ingegnere gestionale, Gianni Ferri Bontempi, presidente e fondatore dell’Associazione culturale Meteo Centro Italia e Sara Segantin, divulgatrice scientifica, e una delle fondatrici di Friday for future Trieste. Secondo gli autori, la strada da seguire è quella di «una nuova socialità intesa come trasformazione dei rapporti tra esseri umani e nei confronti della natura, a partire da un’idea inedita di uguaglianza alla nascita, per cui la realizzazione di sé stessi è tale solamente se ciò comprende anche la realizzazione fisica e psichica degli altri». «Il problema della crisi climatica è un problema causato dagli esseri umani. Nessun programma d’azione, sia esso l’Accordo di Parigi o quello più ampio dell’Agenda 2030 dell’Onu, potrà essere efficace se non si fonda su un’idea corretta di quale sia la realizzazione più profonda del nostro essere ‘esseri umani’. Se pensiamo, ad esempio, che la realizzazione dell’identità umana sia quella economica, allora l’abbandono dei combustibili fossili avverrà solo quando chi li detiene avrà guadagnato fino all’ultimo dollaro o euro che sia – aggiungono i ricercatori - Diversamente avverrebbe se, a livello culturale, l’idea di quale sia la realizzazione più profonda del nostro essere ‘esseri umani’ fosse un’altra. Tanto si è fatto e tanto si deve fare a livello di investimenti nella transizione ecologica o, come ci piace chiamarla, nella ‘trasformazione ecologica’, ma riteniamo che questo non sia sufficiente se non verrà accompagnato da un altro tipo di trasformazione, questa volta non pratica, non materiale, ma del pensiero e del nostro sentire nei confronti degli stessi esseri umani, che comporta l’ulteriore trasformazione del nostro sentire nei confronti della natura».

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