Ripresa: le imprese in risalita, mercato del lavoro in stasi

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L’economia emiliano romagnola mostra segni di miglioramento. A dirlo è il rapporto regionale di Banca d’Italia, che fotografa un territorio cresciuto a ritmi modesti nel primo trimestre dell’anno, ma che nel secondo trimestre è sostanzialmente esploso, con un indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) schizzato a più 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Considerando che la media nazionale di crescita si attesta attualmente intorno al 17%, la conclusione è che l’Emilia-Romagna sta dimostrando la sua forza di regione trainante dell’economia nazionale. «Senza dubbio la nostra è una regione che più di altre ha risentito il peso del lockdown – afferma Maurizio Rocca, direttore della sede bolognese di Banca d’Italia – e questo anche per via della sua vocazione manifatturiera. Ora, però, in questa fase di ripartenza sta dimostrando tutte le sue capacità». Il recupero, decollato a partire dal secondo trimestre del 2021 quando la campagna vaccinale è entrata nel vivo, è pressoché trasversale, al punto che dai sondaggi fatti da Banca d’Italia il 75% delle imprese emiliano romagnole dichiara un fatturato in crescita da gennaio a giugno e oltre il 45% stima una crescita fino alla fine dell’anno e nei primi mesi del 2022. Questo si traduce in una spesa per investimenti mantenuta stabile rispetto ai programmi fatti l’anno scorso e ad un ritorno all’utile in quasi l’80% delle imprese. «Il quadro che si sta delineando – dice Rocca – è quindi decisamente favorevole».

Lo studio

La ripresa, anche se sostanzialmente trasversale, non è tuttavia omogenea. Se il comparto industriale sta vivendo un vero e proprio rimbalzo – trainato da un export tornato a crescere praticamente in tutti i settori ben oltre i livelli pre pandemia: +23,8% nell’alimentare, +20% nel chimico-farmaceutico, +8,3% nella gomma e plastica, +3,1% nei prodotti in metallo, +12,1% nell’elettronica, +1,1% nei macchinari, +5,4% nei mezzi di trasporto, unica eccezione il comparto moda emiliano romagnolo, dove si registra un calo del 10,7% – il ramo dei servizi sembra invece più timido, con una colonnina in risalita ma ancora indietro rispetto ai risultati del 2019. Un ritardo, quest’ultimo che, secondo il coordinatore dello studio per Banca d’Italia, Marco Gallo, si giustifica con i dati del turismo, «in crescita rispetto all’anno scorso – commenta – ma ancora decisamente indietro rispetto ai risultati degli anni precedenti».

Infine le costruzioni, un comparto in ascesa per via dei bonus messi in campo dal Governo, al punto che nel primo semestre dell’anno ha portato a casa una crescita dei fatturati del 6,2%. Tutto questo si traduce in una liquidità delle imprese tornata a livelli interessanti, prima grazie ai finanziamenti assistiti da garanzia statale e ora generata dal cash flow.

A pesare su questi numeri positivi, nelle ultime settimane, ci sono però due preoccupazioni. La prima è la ormai fortissima tensione sui mercati delle materie prime, «anche se per fortuna al momento non ci sono stati blocchi della produzione – spiega Gallo – e l’effetto è limitato a una diminuzione dei margini per le imprese». La seconda è legata all’andamento pandemico e alla sua gestione difronte alla risalita dei contagi.

Lavoro

Lo studio di Banca d’Italia si sofferma infine sul mercato del lavoro, ed è qui che nasce la sensazione di avere davanti una ripresa a doppio binario. Da una parte le imprese in risalita, dall’altra un mercato del lavoro, invece, in stasi. Anzi, le prime stime dell’Istat parlano di un calo dell’occupazione dello 0,8% nei primi sei mesi dell’anno. Le ore lavorate secondo lo studio di Banca d’Italia sono aumentate, ma si spiega con il minore ricorso agli ammortizzatori sociali, e il problema è che si assiste a una sempre maggiore precarizzazione del lavoro, dato che quasi il 90% dei nuovi contratti attivati sono a tempo determinato.

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