Rimini,compleanno triste per il teatro Galli

Cultura

Proprio mentre i teatri in tutta Italia subiscono una nuova e forse inattesa chiusura per le misure anti Covid prese dal governo, e il mondo dello spettacolo si mobilita per un provvedimento considerato iniquo e troppo penalizzante per il settore, il Teatro Galli di Rimini si appresta a festeggiare due anni della sua seconda vita, essendo ufficialmente “rinato” il 28 ottobre 2018.

Festeggiamenti a porte chiuse

Ma come si fa a festeggiare un teatro a porte chiuse? Be’, un buon modo potrebbe essere quello di ripercorrere gli anni complicati della sua ricostruzione: un’operazione portata avanti non senza difficoltà ma conclusasi con successo, sia di critica, sia di pubblico. A farlo ci aiuta un corposo volume pubblicato dall’editore riminese Panozzo, che raccoglie queste vicende raccontate dalla voce dei protagonisti; il libro è a cura del project manager Massimo Totti, e si intitola appunto La ricostruzione del Teatro Amintore Galli (2019, pp. 242, euro 42).

Che cosa contiene

Architetti, ingegneri, tecnici, ma anche amministratori, professori universitari, esperti, imprese... Questo libro racconta l’odissea pluridecennale della rinascita del Galli – bombardato durante la Seconda guerra mondiale e a lungo abbandonato – dal punto di vista di alcuni dei protagonisti. Non è però un documento prettamente “tecnico”, quanto piuttosto una sorta di diario in cui le considerazioni e le emozioni dei singoli si affiancano alle scelte da prendere, anche non facili, ai dati e alle problematiche da analizzare e risolvere.

È una storia delle donne e degli uomini che hanno avuto un ruolo – chi artistico, chi tecnico, chi politico – nel viaggio di restituzione del teatro civico alla comunità riminese, e che hanno portato alla rinascita di uno dei più bei teatri all’italiana attualmente in uso.

Due anni

Sono passati due anni da quando il teatro Galli ha riaperto i battenti: tutti ricordano l’emozionante inaugurazione con Cecilia Bartoli (28 ottobre 2018) , e la prima stagione che ha visto in scena anche Riccardo Muti in apertura della Sagra musicale malatestiana con “Le nozze di Figaro”, capolavoro mozartiano suonato dall’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (3 agosto 2019), fra tricolori svolazzanti e folla in piazza davanti al maxischermo.

Altri tempi. Anche se l’estate ci ha illuso, la pandemia è tornata a dirci di fermare la musica, e oggi i palcoscenici sono vuoti (quest’anno Muti era atteso al Galli il 24 novembre con Schubert e Dvorak, evento al momento sospeso).

Il futuro del nuovo teatro

L’anno scorso, per il primo compleanno del Galli, le visite guidate avevano registrato il sold out con fila costante e continua anche per accedere all’area museale multimediale. Quest’anno (anche se le visite in programma a novembre sono confermate prenotando allo 0541 793851) ci accontentiamo di sfogliare le pagine di questo bel volume, in attesa di tempi migliori. Tra i tanti interventi che lo compongono, scegliamo quello di Emilio Sala, musicologo, Manlio Benzi, direttore d’orchestra, Edoardo Sanchi, scenografo: un testo che conclude la raccolta, e da cui estrapoliamo qualche paragrafo.

«Ogni opus (tanto musicale quanto architettonico) – scrivono i tre – è molto più un processo che uno stato stabilito una volta per tutte. Si tratta di un punto cruciale per chiunque voglia ripensare il futuro del nuovo teatro di Rimini in termini non più solo architettonici, bensì sociali, culturali, artistici – in una parola, in termini di “poetica”».

Filologia vs nostalgia

«La turbolenta storia della sua ricostruzione, infatti, ha lasciato fin troppo spazio all’ideologia del “dov’era, com’era” che, pur avendo dato voce a un promettente sentimento di orgoglio patrio e di riscatto culturale, contiene al suo interno una forte componente nostalgico-regressiva dalla quale bisogna prendere le distanze».

«Ai tempi delle lotte per la riedificazione del teatro – aggiungono – noi eravamo tra coloro che cercavano di opporsi all’ideologia doveracomerista pur essendo strenui difensori della ricostruzione filologica. La filologia, infatti, non c’entra nulla (o non dovrebbe c’entrare nulla) con il culto dell’autentico inteso come ripristino dello stato originario. Bach suonato al clavicembalo da Leonhardt non è più “autentico” di Bach suonato al pianoforte da Gould. In una prospettiva processuale ogni opus disvela nel tempo il suo significato che viene di volta in volta rinegoziato».

Non bastano i soldi

«Certo, un nuovo teatro come quello di Rimini deve ora ambire a ottenere il riconoscimento di “teatro di tradizione” con tutte le implicazioni (anche economiche) del caso. Ma la partita più importante si giocherà sul versante del progetto artistico e culturale. Alla praxis deve ora affiancarsi la poiesis. I soldi sono una condizione necessaria ma non sufficiente per far vivere un teatro. Ci inorgoglisce la sua ricostruzione, ma non basta avere recuperato un bellissimo contenitore: ciò che conta ora è farlo vivere all’altezza della sua qualità architettonica. Costruire intorno a esso un progetto degno di lui, una poetica capace di valorizzarne anche il ruolo sociale, oltre che artistico».

«Rimini è una città abbastanza “periferica” rispetto agli assetti della geografia politica regionale, ma fa parte di un territorio la cui cultura teatrale è ricca di potenzialità anche per quello che riguarda il mondo dell’opera. Basti pensare al successo internazionale, come regista d’opera, di Romeo Castellucci e alla sua storia con la Socìetas Raffaello Sanzio. La “periferia” può essere una grande risorsa e opportunità se si concepisse il nuovo teatro più come un cantiere di “ricerca” che come una “vetrina”. Altrimenti non resterebbe che la pura integrazione nel “sistema” o la logica provinciale dello snobismo attardato e velleitario».

Il futuro è adesso

«Insomma: non possiamo non festeggiare la ricostruzione del Teatro Galli, ma lo facciamo nella consapevolezza che la partita più importante è quella che ci sta davanti, che è già in corso».

Tanto più che il futuro del Galli, così come quello della città di Rimini, si giocherà nelle elezioni municipali del prossimo anno, quando terminerà il secondo mandato del sindaco della ricostruzione Andrea Gnassi e si aprirà una nuova, sconosciuta fase.

Dopo un brillante inizio, come assicurare al Galli una prospera continuazione? V. B.

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