La Corte d’Appello bolognese ha confermato il verdetto del giudice di primo grado. Nessun inasprimento di pena: il buttafuori Klajdi Mjeshtri è stato condannato nuovamente a 12 anni per l’omicidio del vigile del fuoco di 34 anni, Giuseppe Tucci, ucciso a calci e pugni fuori dalla discoteca Frontemare nel giugno del 2023, dopo una banale litigata.
A impugnare la sentenza emessa nel 2024 dal giudice riminese Vinicio Cantarini erano stati i genitori del 34enne, assistiti dall’avvocato Marco Di Troia, e il pubblico ministero che coordinò le indagini, Davide Ercolani. Entrambe le parti erano alla ricerca di una giustizia che non ritenevano avere ricevuto in prima battuta, e che nemmeno col secondo grado di giudizio è arrivata. Per la Corte d’Appello, infatti, quell’omicidio è stato preterintenzionale e non volontario, come le parti si auguravano potesse essere catalogato.
Il dolore del padre
«Una pugnalata», la definisce Claudio Tucci, il padre del vigile del fuoco la cui vita è stata spezzata troppo presto, mentre insieme alla moglie fa ritorno a Foggia. «Nostro figlio è rimasto senza sconti, mentre chi lo ha ucciso potrà beneficiare in futuro anche della riduzione di altri due anni di pena», sottolinea, riferendosi alla possibilità che a Mjeshtri vengano abbonati 2 anni di reclusione, potendo godere della riduzione di un sesto della pena (non avendo la difesa proposto appello), passando quindi da 12 a 10 anni di carcere.
«Siamo delusi, amareggiati, arrabbiati, dei genitori non meritano questo. Noi ci abbiamo sperato davvero: certo, nostro figlio non sarebbe tornato, ma con una sentenza giusta avremmo avuto un po’ di pace. Ti aspetti che chi ha ucciso abbia una punizione, questa invece non è una giustizia giusta e non credo sia una sentenza esemplare». «Siamo afflitti - conclude Tucci - ce ne torniamo a casa con la delusione nel cuore».
La possibilità di impugnare ancora e andare in Cassazione al momento è in fase di valutazione: bisognerà attendere almeno i 90 giorni di tempo per il deposito delle motivazioni. Intanto, ieri, in aula c’era anche il buttafuori di origini albanesi. «Ha chiesto scusa di nuovo per quello che ha fatto», racconta il padre. «Ma a noi, nostro figlio, indietro non ce lo riporta nessuno».
La vicenda
In primo grado, con processo celebrato in rito abbreviato, prevedendo quindi lo sconto di un terzo della pena, il pm Ercolani aveva chiesto una condanna a 20 anni per omicidio volontario. Il giudice aveva stabilito invece che la fattispecie corretta per ricostruire la vicenda era quella dell’omicidio preterintenzionale. Sulla base della ricostruzione dei fatti, dalle testimonianze e dai riscontri medico scientifici, sarebbe stato dimostrato infatti che Mjeshtri non aveva intenzione di uccidere Tucci, sebbene lo avesse picchiato e preso a pugni con grande violenza. Il giovane, infatti, non morì immediatamente: dopo l’aggressione venne trasportato in ospedale in condizioni disperate, dove rimase ricoverato per circa un giorno, prima che il suo cuore smettesse di battere per sempre. In seguito era stata disposta la donazione degli organi.