Omicidio di via Milani: l'addio alla vittima

Rimini

CESENA. Non ci sono i suoi bambini, uno dei quali da quando gli hanno strappato via la mamma si sta rifiutando di parlare con chiunque gli rivolga la parola, adulto o coetaneo che sia. Non ci può essere suo marito, in carcere dopo averla assassinata con 7 pugnalate. Ma nelle 50 persone di fronte alla salma di Nadia Salami, ieri nei primissimi minuti del pomeriggio, c’è l’umanità intera per la quale chiedere perdono a Dio. Il funerale della donna uccisa due domeniche fa al civico 35 via Milani, in una abitazione dentro al cortile dell’ex Roverella, era previsto attorno alle 12 di ieri all’obitorio dell’ospedale Bufalini. La scelta dei convenuti, una  volta riunitisi sul posto, è stata quella di attendere la seconda preghiera obbligatoria del giorno, che le “app” sui telefonini di buona parte dei presenti, segnalavano per una manciata di minuti prima delle 12. Così all’inizio delle esequie, quando la salma di Nadia Salami è stata orientata a fronte de La Mecca e tutti si sono schierati davanti a lei ed all’imam (una giovane guida spirituale che abita a Forlimpopoli ed alterna il suo lavoro alla comunicazione a tutti dei suoi studi teologici), nel piazzale c’è già più gente: arrivata da altri punti di preghiera della città. Un dolore compostissimo e carico di dignità quello per la donna uccisa da Rachid Rahali, che con lei condivideva l’età, 35 anni, e tre figli in tenerissima età. Un dolore composto perché insito nelle preghiere che vengono recitate c’è il chiedere perdono a Dio. Prima di tutto per Nadia, coperta da un telo decorato dopo il pietoso rito del lavaggio che parenti (i quali sapevano ed avevano acconsentito alla presenza fotografica del Corriere) avevano eseguito ore prima della funzione. Poi per tutti i presenti, invitati a riflettere ed a concentrarsi su se stessi e su quanto di meglio si possa fare nella vita di gradito a Dio. Poi lo stesso per l’umanità intera. Le parole del sermone sono più rapide e dal suono duro, rispetto alla dolcezza delle preghiere di prima del funerale. La funzione è rapida, un quarto d’ora appena. Poi tutti si stringono le mani ed iniziano a dialogare. Il pensiero va ai bambini di Nadia, che i parenti (alcuni dei quali anche tra i presenti) vogliono poter avere in  affido o adottare. Se la strada che li porterebbe verso la nonna 55enne in Marocco dovesse rivelarsi troppo dura da percorrere, ci sono già cugini che abitano in Italia che si sono resi disponibili. Per fare tornare i tre piccoli ad una vita quanto possibile normale, aspettando il processo che vedrà il loro padre sul banco degli imputati. Intanto Nadia tornerà in Marocco. I documenti per lei sono già arrivati e l’aereo che ne trasferirà il feretro a Moulay Bouazza, nella zona della provincia di Khenifra, è già stato prenotato.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui