Università, al campus di Rimini il progetto “Vita autonoma” destinato ai giovani con disabilità

Rimini
  • 09 aprile 2025

RIMINI. Vivranno insieme in piccoli gruppi, in appartamenti strutturati come un campus e seguiti da un educatore, per sperimentare l’autonomia ma non la solitudine. Cucineranno, gestiranno la casa e organizzeranno il tempo libero insieme. E’ il progetto “Vita autonoma” approvato dal Distretto socio-sanitario di Rimini dedicato a giovani con disabilità intellettive lievi o medio-lievi per cui è partita l’istruttoria. In pratica, i ragazzi e i giovani adulti potranno “fare le prove” e vivere per un po’ lontano dalla famiglia. Ogni mese, tre gruppi composti da quattro o cinque persone potranno infatti fare un’esperienza breve (38 ore) o lunga (52 ore), con due diversi livelli di affiancamento: se c’è bisogno sarà più intensivo, cioè con un educatore ogni due persone, altrimenti sarà più autonomo, con un educatore ogni quattro. Ci sarà anche un altro gruppo, sempre di quattro o cinque persone, che parteciperà a un percorso più flessibile e “morbido”, tra laboratori, esperienze in appartamento ed educativa domiciliare, con un impegno a scalare nel tempo. Il progetto durerà due anni e potrà essere prorogato per altri due, in base ai risultati e alla conferma del finanziamento. A ora beneficia infatti di un contributo annuo di 67.500 euro dal Fondo regionale per la non autosufficienza. Lo scopo del progetto è appunto di rafforzare l’autonomia di questi giovani, sia quella domestica che relazionale e decisionale, partendo da attività quotidiane. Accanto ai campus residenziali ci saranno laboratori di socializzazione, educativa domiciliare e un servizio di supporto psicologico sia per loro che anche per i loro familiari.

“È importante per tutti i giovani l’indipendenza e la socialità, ma lo è ancora di più per le persone con disabilità intellettiva. Le preoccupazioni delle famiglie sul futuro dei figli con disabilità è grande”, commenta l’assessore comunale alla Protezione sociale, Kristian Gianfreda. Il progetto, quindi, “è un primo passo per portare insieme, come comunità, questa preoccupazione. Il tutto, ovviamente, nel rispetto dei loro tempi e delle loro storie, all’interno di uno spazio protetto in cui vengono affiancati da professionisti che li accompagnano nelle mansioni e nelle relazioni con gli altri, facendo da ponte tra casa e città”. Insomma, conclude l’assessore “un percorso che non si limita all’assistenzialismo, ma che punta a valorizzare le capacità dei ragazzi e offrire loro la possibilità di riappropriarsi di un ruolo più attivo nella società”. Nel 2023 erano stati 23 i destinatari interessati.

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