Smartphone e bambini, la Regione Emilia-Romagna insiste: “Bisogna limitarli, danno troppo stress”

  • 24 maggio 2025

Limitare l’utilizzo di smartphone e tablet da parte dei minori, soprattutto per i bambini con meno di tre anni. E una sorta di “patente”, per insegnare a utilizzarli al meglio evitando rischi come ludopatia, cyberbullismo e pornografia. L’Emilia-Romagna tira dritto per la sua strada, confortata anche dall’esito degli Stati generali dell’infanzia e dell’adolescenza, ospitati al Dama-Tecnopolo di Bologna giovedì e venerdì, con “centinaia di partecipanti”. A fare un bilancio è la Regione, spiegando come “da più parti” sia emersa la “necessità di limitare il digitale nei primi anni di vita” dei bambini. In viale Aldo Moro si è consapevoli del fatto che mettere al bando del tutto i dispositivi digitali “non sarebbe possibile né utile”. Serve invece “imparare a usarli correttamente”, formando sia i ragazzi sia gli adulti. Per questo, afferma la Regione, “occorre studiare una patente”.

Presente alla giornata di ieri anche il presidente della Regione, Michele De Pascale. Che ‘benedice’ l’operazione. “Teniamo molto a questa iniziativa - spiega - la demografia è un tema centrale del nostro mandato, dai primi giorni all’invecchiamento. Il cambiamento frenetico richiede un approccio multidisciplinare, con tanti punti di vista diversi. Pensiamo a una Regione che sia sede di dibattito e di pensiero, che sia luogo di confronto, nel quale le migliori esperienze da tutta Italia possono venire qui a dire la propria. Un sistema forte può fare fatica e mettersi in discussione, ma non è così per la Regione che è pronta ad affrontare i cambiamenti e mettere a sistema energie diverse”.

Negli ultimi 10 anni, spiega ancora una volta l’assessora regionale alla Scuola, Isabella Conti, “ho osservato con preoccupazione l’incremento nell’infanzia di disturbi del linguaggio, dell’attenzione, dell’apprendimento cercando di indagare le cause di questo fenomeno. Nell’adolescenza osserviamo una inquietudine diversa rispetto a tutti gli adolescenti delle generazioni passate: diversi sono i tempi, i ritmi e lo stress che viviamo. Perché crescono gli attacchi di panico e i fenomeni depressivi? Dobbiamo rispondere al grido di aiuto che viene dai nostri ragazzi, non accontentandoci di prevedere delle cure, ma trovando il modo di agire sulle cause del loro dolore”. Con gli Stati generali, sottolinea Conti, la Regione ha voluto avviare “un grande percorso di analisi e riflessione collettiva, considerando di coinvolgere nelle azioni da mettere in campo tutta la comunità educante: genitori, scuole, studenti e adulti di riferimento. Serve un nuovo patto sociale per il bene dei nostri ragazzi, evitando di lasciarli in balia di dinamiche di mercato che hanno invaso i social network”.

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