Scuola in Emilia-Romagna e nuovo calendario con spring break in febbraio, la Cisl: “Proposta inaccettabile”
- 04 giugno 2025

«Riformare il calendario scolastico regionale introducendo uno “spring break” (in realtà previsto a febbraio) e prolungando l’anno scolastico è una proposta che, per come è stata fatta, omettendo qualsiasi tipo di riflessione con chi la scuola la conosce e la vive come lavoratore, è inaccettabile». Così Luca Battistelli, segretario regionale Cisl Scuola Emilia-Romagna, a margine di un incontro della categoria, commenta l’annuncio del nuovo progetto sul calendario scolastico che nei giorni scorsi Isabella Conti, assessora regionale a ‘Welfare, Terzo settore, Politiche per l’infanzia, Scuola’, ha fatto durante un evento politico nel modenese.

La proposta, ispirata a modelli esteri, prevede una settimana di pausa scolastica a febbraio e il posticipo della fine dell’anno scolastico a metà giugno, con il rientro anticipato a settembre. L’obiettivo dichiarato è quello di agevolare le famiglie nella gestione della lunga pausa estiva e migliorare la distribuzione del tempo scuola. Ma, “dietro una patina di modernità e innovazione, emergono gravi criticità tanto nel metodo quanto nel contenuto”.
Quello che manca è il coinvolgimento diretto di chi nella scuola lavora quotidianamente: insegnanti, personale Ata, dirigenti scolastici ed educatori. “Nessuna consultazione, nessun confronto preventivo con le rappresentanze sindacali. Una riforma costruita fuori dai luoghi dove la scuola si fa davvero, che ignora i vincoli organizzativi e strutturali delle istituzioni scolastiche, e che non tiene conto delle condizioni materiali, spesso precarie, degli edifici, molti dei quali inadatti a ospitare attività didattiche nei mesi più caldi”, continua Battistelli.
«Presentare un cambiamento del genere come una misura per le famiglie - prosegue il sindacalista - senza interrogarsi sulle ricadute sul personale e sulla qualità del servizio scolastico è quanto meno superficiale. Le scuole non sono aziende da riorganizzare a colpi di slogan, ma comunità educanti complesse che meritano rispetto, ascolto e competenza».
A rendere ancora più discutibile la proposta è la sua vaghezza: si accenna a “tavoli di confronto”, a “soluzioni condivise”, a “lezioni all’aperto”, ma tutto è ancora da definire, nulla è strutturato. Intanto però il dibattito pubblico viene alimentato da annunci e semplificazioni, che rischiano di creare confusione tra le famiglie e tensione tra gli operatori scolastici.
“In un momento in cui la scuola ha bisogno di stabilità, investimenti concreti, edilizia sicura e valorizzazione del personale, non si può procedere con interventi improvvisati, privi di visione e di reale fondamento tecnico. Il rischio è di trasformare una questione seria in un altro campo di battaglia ideologico, dove a pagare il prezzo saranno, come sempre, studenti e lavoratori”, prosegue il numero uno della Cisl Scuola regionale.
Allora cosa fare? “Un passo indietro sul metodo, e uno avanti sulla sostanza: questo è ciò che si chiede per le lavoratrici e i lavoratori della scuola. Perché senza ascolto, senza confronto e senza rispetto del ruolo di chi ogni giorno tiene in piedi la scuola pubblica, nessuna riforma potrà mai dirsi tale”.