“Scelta del medico di base, in Emilia-Romagna svantaggiati i pazienti residenti”: la denuncia dello Snami

«I residenti saranno svantaggiati nella scelta del medico di fiducia». A segnalare «una situazione paradossale e assurda» è il presidente dello Snami (sindacato nazionale autonomo medici italiani). A causa della interpretazione che la regione Emilia Romagna ha dato del nuovo contratto nazionale dei medici di famiglia, spiega Pesaresi, «il medico massimalista (cioè che ha raggiunto i 1.500 assistiti) e che ormai rappresenta di fatto la regola, vedrà per gradi ma inesorabilmente estinguersi la sua popolazione di residenti che verrà sostituita da cittadini non-residenti (con iscrizione temporanea al sistema sanitario nazionale)».

Pesaresi, come è possibile?

«Questo si deve al fatto che il residente può uscire dalla lista di assistiti del medico (per decesso, revoca o cambio residenza) ma nessun residente può entrare. Possono accedere però (fino a un massimo di 1.800 assistiti totali) i pazienti “in deroga” cioè soprattutto non-residenti con iscrizione temporanea al sistema sanitario oppure, in minima parte, per ricongiungimento familiare o bambini molto piccoli se proprio non c’è un pediatra disponibile. Si determina quindi una sorta di “valvola permanente a flusso obbligato” nella lista di assistiti del medico per cui i residenti vengono gradualmente sostituiti dai non residenti».

Chi ne risentirà?

«In primis gli anziani e i fragili. Sto cercando di capire se si è trattato di un mancato calcolo sulle conseguenze, o se dietro a tutto risieda una qualche volontà politica».

Ma prima come funzionava il sistema?

«Fino al giugno scorso era tutto molto più semplice. Ogni medico di medicina generale poteva avere al massimo tra i suoi pazienti 1500 residenti a cui aggiungerne 300 temporanei. Quindi se moriva un residente si apriva un posto per un altro residente a cui magari era andato in pensione il dottore. Ora hanno tolto la distinzione e nei 1500 rientreranno sia residenti che non. Morale i residenti possono solo uscire dalla lista e sono svantaggiati nella scelta del medico di fiducia».

Conseguenze?

«Innanzitutto un diffuso malcontento. Senza contare che le scelte temporanee sono un magma difficile da gestire per la continuità delle cure, quindi è bene che non superino una certa soglia. Questa anomalia, derivata da una analisi letterale del nuovo contratto, che non distingue le categorie degli assistiti per i massimali, può essere corretta solo dalla regione o da un accordo integrativo regionale che però è in alto mare, se non già affondato. Morale? I residenti saranno una specie in via di estinzione».

Questo scenario si ripete in tutte le Regioni?

«Al momento sembrerebbe limitato all’Emilia-Romagna».

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