Scambio delle urine in provetta: medico e infermiera a processo in Cassazione

Rimini
  • 30 dicembre 2024

Approda in Cassazione il caso dello scambio di urine in provetta che vede accusati di favoreggiamento, falso e truffa ai danni dello Stato un medico 56enne e un’infermiera già condannati, con pene sospese, a oltre un anno: per fine gennaio è prevista in camera di consiglio a Roma l’udienza con cui i giudici potrebbero mettere la parola fine ad una vicenda che si trascina nelle aule di tribunale dal 2017. Ausl Romagna, che ravvisa nel caso un danno d’immagine per l’Azienda sanitaria, ha già preso la decisione di costituirsi parte civile anche per il terzo grado di giudizio, affidando l’incarico all’avvocata Patrizia Stefanelli, con l’obiettivo di vedere confermata la sentenza d’Appello pronunciata pochi mesi fa.

I fatti al centro delle accuse si sarebbero verificati nell’ospedale Sacra Famiglia di Novafeltria. Estate del 2017: una ragazza, allora 29enne, coinvolta in un incidente stradale e lievemente ferita era stata accompagnata dai carabinieri in nosocomio. Una delle prime necessità era quindi procedere gli esami del sangue e delle urine per capire se la ragazza avesse assunto sostanze stupefacenti prima di mettersi alla guida, ma il medico avrebbe scelto di non analizzare sostanze ematiche. La ragazza era stata quindi accompagnata in bagno dall’infermiera per riempire la provetta. Esito degli esami? Risultato negativo al test antidroga e, quindi, nessuna denuncia per guida sotto effetto di stupefacenti. Peccato che, alcuni giorni dopo, l’infermiera abbia spifferato a una collega che la provetta conteneva l’urina del medico stesso e non quella dell’automobilista. Circostanza che poi è arrivata alle orecchie del primario, dalla cui denuncia sono scattate le indagini della Procura di Rimini.

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