Santarcangelo. Pompe idrovore al Lago Azzurro, l’allarme di Romagna Carp: «Dove finiranno tutti i pesci?»

Rimini

«Hanno attivato le pompe idrovore per prosciugare il Lago Azzurro. Che fine faranno i pesci e la fauna fluviale?».

L’associazione sportiva dilettantistica Romagna Carp club esprime le sue preoccupazione per la conservazione dell’ambiente lacustre e degli abitanti del bacino idrico che sorge a Santarcangelo, a poca distanza dal fiume Marecchia. Il lago infatti, che insieme al Santarini e ad altre pozze compone il complesso della ex cava In.cal System, è parte integrante di un progetto di raccolta dell’acqua indispensabile all’irrigazione dei terreni circostante. Ora di proprietà del Consorzio di bonifica dell’Emilia Romagna, il fondale del lago Azzurro verrà infatti impermeabilizzato in modo da ottimizzare la raccolta delle acque (in rete con gli altri bacini idrici) per consentire di assicurare un livello costante delle falde acquifere, apportando le necessarie risorse ai campi agricoli per far fronte a un clima sempre più caldo e siccitoso.

«Un progetto importante, che noi - sottolineano dall’asd Romagna Carp - non mettiamo in discussione. Quello che ci preme è che venga assicurato il rispetto dell’ambiente, che noi come associazione di pesca sportiva curiamo, e che si tuteli la vita della fauna, avendo chiaro quali sono i progetti e i piani per il futuro».

I pesci “trasportati”

Spinti dal desiderio di fare luce sui progetti inerenti l’area lacustre, e soprattutto preoccupati di evitare una “strage” di pesci, gli sportivi hanno contattato Le Ggiv, Guardie giurate ittiche volontarie, che dopo la segnalazioni si sono fatte carico di domandare alla Regione Emilia Romagna (che ha destinato i fondi per il progetto sulla Ex cava) informazioni sul destino del Lago Azzurro. Da quanto si apprende (il Consorzio di bonifica al momento non ha rilasciato dichiarazioni al Corriere Romagna), prima del completamento delle operazioni di prosciugamento del lago, i pesci verranno trasportati in un altro bacino idrico.

«In casi analoghi - chiarisce Mirco Maltoni, Ggiv - un tecnico ittiologo valuta quanto pesce c’è nel bacino e di che tipologia è, decidendo poi come spostarlo e dove metterlo». «Quest’ultimo aspetto - sottolinea - è molto importante perché non è possibile mettere, ad esempio, 10 tonnellate di pesce nel fiume Marecchia che poi va in secca, col rischio di alterare gli equilibri biologici e causare malattie». «La fauna ittica - rammenta - è silenziosa e nascosta, ma è vita, è parte integrante della biodiversità. Il nostro patrimonio a livello europeo è uno di quelli più variegati e se non ce ne prendiamo cura lasceremo ben poco ai nostri posteri».

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